620In van pria si tentaro, e molte volte
S’avvisâr, s’accennaro e s’investiro.
A le piene percosse un suon s’udia
De’ cavi fianchi, un rintonar di petti,
Un crosciar di mascelle orrendo e fiero. 625Cadean le pugna a nembi, e vèr le tempie
Miravan la più parte; e s’eran vote,
Rombi facean per l’aria e fischi e vento.
Stava Entello fondato; e quasi immoto,
Poco de la persona, assai de gli occhi 630Si valea per suo schermo. A cui Darète
Girava intorno, qual chi ròcca oppugna,
Quantunque indarno, che per ogni via
Con ogni arte la stringe e la combatte.
Alzò la destra Entello, ed in un colpo 635Tutto s’abbandonò contro Darète;
Ed ei, che lo previde, accorto e presto
Con un salto schivollo; onde ne l’aura
Percosse a vòto, e dal suo pondo stesso
E da l’impeto tratto a terra cadde. 640Tale un alto, ramoso, antico pino
Carco de’ gravi suoi pomi si svelle
D’un cavo greppo, e con la sua ruina
D’Ida una parte o d’Erimanto ingombra.
Allor gridò, gioì, temè la gente,