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[520-544] libro v. 215

520Di forza e d’ardimento, al cesto invito.
Chïunque accetta, col suo braccio in alto
Si mostri accinto. E ciò dicendo, in mezzo
Propon due pregi: al vincitor un toro
Di bende il tergo adorno e d’òr le corna;
525Un elmo ed un cimiero ed una spada
Per conforto del vinto. Incontinente
Uscío Darète poderoso in campo,
E con gran plauso si mostrò del volgo.
Era Darète un, che, di forze estreme,
530Fu solo ardito a star con Pari a fronte,
E che a la tomba del famoso Ettorre
In su l’arena il gran Bute distese:
E fu Bute un atleta, anzi un colosso,
Di corpo immane, che in Bebrizia nato,
535D’Àmico si vantava esser disceso.
Per tal da tutti avuto e tal comparso
In su la lizza, altero ed orgoglioso
Squassò la testa: e, i grandi omeri ignudo,
Le muscolose braccia e ’l corpo tutto
540Brandì più volte, e menò colpi a l’aura.
     Cercossi un pari a lui, nè fu tra tanti
Chi rispondesse o che di cesto armato
S’appresentasse. Ond’ei lieto e sicuro,
Come d’ogni tenzon libero fosse,


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