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180 l’eneide. [745-763]

745Giace un paese, ond’ora è qui venuta
Una sacerdotessa incantatrice,
Che, Massila di gente, è stata poi
Del tempio de l’Esperidi ministra,
E del drago nudrice, e de le piante
750Del pomo d’oro guardïana un tempo.
     Questa, d’umido mèle e d’oblïosi
Papaveri composto un suo miscuglio,
Promette con parole e con malie
Altri scior da l’amore, altri legare,
755Com’a lei piace, distornare i fiumi,
Ritrar le stelle, e convocar per forza
Le notturne fantasme. Udrai la terra
Mugghiar sotto a’ tuoi piè. Vedrai da’ monti
Calar gli orni e le querce. Io per gli Dei,
760Per te, per la tua vita a me sì cara,
Ti giuro, suora mia, che mal mio grado
M’adduco a questi magici incantesmi;
Ma gran forza mi spinge. Or va’, sorella,
Scegli per entro a le mie stanze un luogo
765Il più remoto e solo a l’aura esposto.
Ivi ergi una gran pira, e vi conduci
L’armi che a la mia camera sospese
Lasciò quel disleale, e quelle spoglie,
Tutte e quel letto, ov’io, lassa! perii;


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