suo Enea e de’ Troiani: e Giove, svelatole l’arcano dei fati, consola il dolore della figlia colla speranza di una felice posterità, e della futura grandezza di Roma, 223-296; e intanto nascostamente manda Mercurio per disporre a mitezza verso i nuovi arrivati l’animo de’ Peni, 297-304. Quindi Venere si fa incontro ad Enea che ignaro de’ luoghi andava attorno per esplorarli, gli annunzia che le navi disperse erano salve, e in pari tempo gli mostra Cartagine, cui poco lungi di là stava fabbricando Didone, 305-489. Enea, per favore della madre nascosto con Acate dentro di una nube, entra in Cartagine; quivi ammira le opere a cui si dà mano, e vede i suoi compagni amorevolmente accolti da Didone, 490-585. S’apre la nube: e Didone stupisce alla vista e all’avventura d’Enea, lo conduce alla reggia, manda per Ascanio con doni, ed invia gran copia di vettovaglie ai compagni d’Enea, 586-656. Ma Venere diffidando di un’ospitalità concessa in terra devota a Giunone, ed anco dell’indole fiera de’ Peni, rapisce Ascanio ai boschi d’Idalia, e in sembianza di lui manda il suo Cupido, perchè fra gli abbracciamenti e i baci della regina, le inspiri insensibilmente focoso amore d’Enea, 657-722. Gran convito nell’aula. Didone prega Enea che le narri