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126 l’eneide. [545-569]

545De le furie materne, anzi agli altari
Del padre Achille, insidïosamente
Tolse la vita a lui. Per la sua morte
Fu ’l suo regno diviso, e questa parte
De la Caonia ad Eleno ricadde,
550Che dal nome di Cáone troiano
Così l’ha detta, come disse ancora
Ilio da l’Ilio nostro questa ròcca
Che qui su vedi; e Simoenta e Pergamo
Queste picciole mura e questo rivo.
555Ma te quai venti, o qual nostra ventura
Ha qui condotto, fuor d’ogni pensiero
Di noi certo, e tuo forse? Ascanio nostro
Vive? cresce? che fa? come ha sentito
La morte di Creusa? E qual presagio
560Ne dà, ch’Enea suo padre, Ettor suo zio
Si rinovino in lui? Cotali Andromache
Spargea pianti e parole; ed ecco intanto
Il teucro eroe che de la terra uscendo,
Con molti intorno a rincontrar ne venne.
565Tosto che n’adocchiò, meravigliando
Ne conobbe, n’accolse, e lietamente
Seco n’addusse, de’ comuni affanni
Molto con me, mentre andavamo, anch’egli
Ragionando e piangendo. Entrammo al fine


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