1120Le man, gli occhi e la voce al ciel rivolto,
Orò dicendo: Eterno, onnipotente
Signor, s’umana prece unqua ti mosse,
Vèr noi rimira, e ne fia questo assai.
Ma se di merto alcuno in tuo cospetto 1125È la nostra pietà, padre benigno,
Danne anco aita; e con felice segno
Questo annunzio ratifica e conferma.
Avea di ciò pregato il vecchio appena
Che tonò da sinistra e dal convesso 1130Del ciel cadde una stella che per mezzo
Fendè l’ombrosa notte, e lunga striscia
Di face e di splendor dietro si trasse.
Noi la vedemmo chiaramente sopra
Da’ nostri tetti ire a celarsi in Ida, 1135Sì che lasciò, quanto il suo corso tenne,
Di chiara luce un solco; e lunge intorno
Fumò la terra di sulfureo odore.
Allor vinto si diede il padre mio;
E tosto a l’aura uscendo, al santo segno 1140De la stella inchinossi, e con gli Dei
Parlò devotamente: O de la patria
Sacri numi Penati, a voi mi rendo.
Voi questa casa, voi questo nipote
Mi conservate. Questo augurio è vostro,