Pagina:Eneide (Caro).djvu/109

68 l’eneide. [420-444]

     420Scende da l’Oceán la notte intanto,
E col suo fosco velo involve e cuopre
La terra e 'l cielo e de' Pelasgi insieme
L’ordite insidie. I Teucri ai loro alberghi,
Ai lor riposi addormentati e queti
425Giacean securamente; e già da Tènedo
A l’usata riviera in ordinanza
Vèr noi se ne venía l’argiva armata,
Col favor de la notte occulta e cheta;
Quando da la sua poppa il regio legno
430Ne diè cenno col foco. Allor Sinone,
Che per nostra ruina era da noi
E dal fato maligno a ciò serbato,
Accostossi al cavallo, e 'l chiuso ventre
Chetamente gli aperse, e fuor ne trasse
435L’occulto agguato. Usciro a l’aura in prima
I primi capi baldanzosi e lieti,
Tutti per una fune a terra scesi:
E fur Tisandro e Stènelo ed Ulisse,
Atamante e Toante e Macaone
440E Pirro e Menelao con lo scaltrito
Fabricator di questo inganno, Epeo.
Assalîr la città, che già ne l’ozio
E nel sonno e nel vino era sepolta;
Ancisero le guardie; aprîr le porte;


[250-266]