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64 l’eneide. [320-344]

320Chè allor che questo dono a Palla offerto
Per vostra man sia vïolato e guasto,
Ruina estrema (la qual sopra lui
Caggia più tosto) a voi vuol che ne venga,
Ed al gran vostro impero; ed, a rincontro,
325Quando da voi sia dentro al vostro cerchio
Condotto e custodito; allor, che l’Asia
Congiurerà con le sue forze tutte
A l’esterminio d’Argo; e che tal fato
Sopra a’ nostri nepoti in cielo è fisso.
     330Con tal arte Sinon, con tali insidie
Fe sì che gli credèmmo; e quelli stessi
Cui non potêr nè ’l figlio di Tideo,
Nè di Larissa il bellicoso alunno,
Nè diece anni domar, nè mille navi,
335Furon da lagrimette e da menzogne
Sforzati e vinti. In questa a gl’infelici
Un altro sopravvenne assai maggiore
E più fero accidente; onde a ciascuno
D’improvviso spavento il cor turbossi.
     340Era Laocoonte a sorte eletto
Sacerdote a Nettuno; e quel dì stesso
Gli facea d’un gran toro ostia solenne;
Quand’ecco che da Tenedo (m’agghiado
A raccontarlo) due serpenti immani


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