Pagina:Emma Perodi - Roma italiana, 1870-1895.djvu/97


— 85 —

Quello spiegamento di forze non piacque al Nicotera, il quale interpellò il ministro Lanza, che rispose che le informazioni giunte al Governo, lo obbligavano a prevenire inutili conflitti.

Ecco il proclama che aveva emanato il comitato promotore del Comizio:

Al Popolo Romano!

Domenica 24 corrente i rappresentanti delle nostre associazioni, i delegati di tutte le Società operaie, democratiche e umanitarie d’Italia si riuniscono al Colosseo per affermare solennemente il gran principio della sovranità popolare, nella sua più legittima aspirazione: Il Suffragio Universale.

Una parola di redenzione pronunziata da Roma ha destato l’Italia.

Il popolo romano nelle sue manifestazioni pubbliche è sempre quello medesimo che coll’augusta santità delle leggi, votate nei liberi comizi, assimilo il mondo, improntandolo della sua civiltà.

È dunque al senno ed al patriottismo del popolo romano che la commissione promotrice affida l’esito del Comizio, dal quale l’Italia attende la conquista della sua dignità, colla emancipazione delle classi diseredate.

Romani!

Circondate l’Assemblea dei delegati italiani di tutta la maestà che v’ispira il vostro glorioso passato; riunitevi al Colosseo coll’ordine e la severità che distingue gli uomini liberi. Il 24 mostrate al mondo che la Roma del popolo, per maturità di consiglio e forza di propositi, è degna di custodire le splendide tradizioni della civiltà italiana.

   Roma, 18 novembre 1872.


Alessandro Castellani, PresidenteNapoleone Parboni, Vice Presidente.
Commissari:

Orazio Antinori — Alessandro Bottero — Alessandro CaranciniGiovanni Costa — F. degli Azzi Vitelleschi — Domenico Narratore — Vincenzo Rossi — Felice Scifoni.

Commissari Segretari:

Raffaele ErculeiRaffaele Giovagnoli — Torquato Tancredi — Federico Zuccari.

Cassiere: Giuseppe Lazzarini.

Intanto il ministro di Grazia e Giustizia De Falco aveva presentata la legge per la soppressione delle corporazioni religiose nelle provincie romane, secondo la legge sulle Guarentigie; ma la Camera non la discusse, forse perché il ministero Lanza, molto indebolito negli ultimi tempi, non si sentiva la forza di sostenerla.

La presentazione di questa legge dette motivo al Papa di fare una allocuzione latina ai cardinali, designando questa legge del Governo Subalpino una calamità per la Chiesa Universale.

Prima che l’anno spirasse, un nuovo incidente provocava le dimissioni del signor Bourgoing da ambasciatore di Francia presso la Santa Sede. Egli voleva che i marinari dell’«Orénoque», che era sempre a Civitavecchia a disposizione di Pio IX, venissero a Roma a presentare gli augurii del primo dell’anno al Papa. Thiers, che capiva quale doloroso effetto avrebbe prodotto a Roma l’invio dei marinari francesi al Vaticano, esigeva che prima andassero al Quirinale, dal momento che vi risiedeva il Re d’Italia; di qui il dissidio tra il Presidente della Repubblica e il ministro, e le sue dimissioni.

Roma però, in mezzo a tante lotte inutili, suscitate dagli uomini che volevano il ritorno all’antico e da quelli che vagheggiavano un nuovo ordine di cose, progrediva.