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PREFAZIONE


Alcuni mesi fa, allorchè in Italia vi era nell’aria un caldo risveglio di amor di patria, una lieta primavera di dolci memorie per festeggiare il 25° anniversario della riunione di Roma alla patria, e col pensiero si evocavano i giorni che precedettero e seguirono quel fatto, che molti italiani avevano accarezzato come un bel sogno, forse senza speranza di vederlo attuato, nacque in me la curiosità di rappresentarmi Roma quale era nel 1870. E quella curiosità mi spinse a leggere i giornali che avevano corrispondenze da Roma, i libri nei quali erano fugacemente narrati gli avvenimenti di quel tempo, e soprattutto a interrogare alcuni Romani, così di parte liberale come di parte retriva, per ricostruire la fisonomia di Roma.

Avevo già preso molti appunti, trascritto diverse narrazioni fattemi da persone degne di fede, e rileggendo quelli e queste, mi parve che coordinando tutto quel materiale avrei potuto scrivere una cronaca di quell’anno, che avrebbe fornito notizie note insieme con altre curiose e poco note, atte a completare le prime, e porre uomini e cose nella loro vera luce.

L’argomento mi allettava moltissimo e in sui primi di luglio incominciai il lavoro, il quale secondo il disegno esposto doveva limitarsi alla cronaca dell’anno memorabile.

Ma appena ebbi scritte le prime cartelle mi accorsi che se il 1870 segnava per Roma e per l’Italia una data incancellabile, monco sarebbe riuscito il mio lavoro, limitandolo alla narrazione dei fatti svoltisi nel breve periodo di tempo che correva fra il settembre e il 31 dicembre, perchè se Roma ai primi del 1871 era italiana di nome, non era ancora la capitale di fatto del giovine Regno, e Vittorio Emanuele vi aveva fatto solo una breve apparizione, più come cittadino che corre a lenire una sventura, che come Re, e il Parlamento e il Governo risiedevano tuttavia a Firenze. Dopo la conquista materiale e dopo il plebiscito rimaneva da fare il più: insediarvi la capitale e conquistarla moralmente.

Allora fui sul punto di abbandonare il lavoro e di distruggerlo per evitare la tentazione di perdere dell’altro tempo nelle ricerche in cui mi dilettavo, ma quando stavo già per gettare sul fuoco tutti gli appunti e le cartelle già scritte, mi balenò l’idea