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dopo, appena i professori si presentano, sono acclamati dagli studenti liberali, fischiati dagli altri, che erano circa 300, perchè i clericali mandavano a Roma i loro figli a preferenza. Il professor Todaro impedisce che continui la dimostrazione dicendo: «Signori, occupiamoci della scienza». Il prof. Volpicelli invita gli studenti alla calma, ma nella notte si affiggono cartelli sulla porta della università dai clericali, i quali poi si riuniscono giornalmente al mese mariano a santa Santa Martina e firmano un indirizzo al Papa. A Roma quei giovani erano chiamati «gl’infallibili». La quistione non finiva più.
Ma rientriamo nell’ambiente meno saturo di elettricità della vita pubblica.
Al general Lamarmora, dopo il gennaio, era stato sostituito il Gadda, ministro dei lavori pubblici. Nel nominarlo commissario per Roma, il Governo si era lasciato guidare dal criterio di mettere un uomo autorevole e pratico alla soprintendenza dei lavori occorrenti per il trasporto della capitale. Ma il Gadda non ebbe poco da lottare. Montecitorio era stato destinato a sede della Camera dei deputati, si erano appaltati i lavori, questi già erano iniziati, quando viene fuori una protesta dell’ospizio di San Michele, che ne era possessore. Interruzione nei lavori, ritardi. Finalmente la quistione si appiana e i lavori ricominciano.
Il Governo estende a Roma la legge sulle Opere Pie, per poter occupare i conventi che gli occorrono, e qui proteste del cardinal Patrizi e dei vescovi delle diocesi suburbicarie di Roma, proteste delle monache e dei frati per occupare la Minerva, le Vergini, Sant’Andrea della Valle, i Filippini, Sant’Agostino, San Silvestro in Capite, San Silvestro al Quirinale, or’erano le monache di Santa Chiara, il convento dei SS. Apostoli e tutti gli altri creduti idonei a qualche ministero e a qualche ufficio. Delle cose trovate nei conventi si faceva subito inventario. Tutto ciò che era opera d’arte era affidata al comm. Pavan; gli atti pubblici al comm. Bollati e al dotto Costantino Corvisieri; i libri al Narducci, bibliotecario della Alessandrina. In tanto caos si cercava di non fare dispersioni e di non prender granchi, ma spesso non ci si riusciva.
La posta intanto si trasportava dal palazzo Madama, scelto pel Senato, in piazza Colonna, ov’è ora il palazzo Wedekind; si apriva un ufficio dello stato civile al Campidoglio e i parroci erano invitati a consegnare gli atti di battesimo. Lo facevano con riluttanza, ma finivano per obbedire.
Una sede della Banca Nazionale era aperta al pianterreno del palazzo Ruspoli.
Ogni innovazione meravigliava i romani, così poco assuefatti a vederne. La prima affissione degli annunzi di matrimonio attirava i curiosi, le prime coppie che si unirono civilmente ebbero numerosi spettatori dell’atto nuziale.
Un fatto degno di nota si è che appena fu estesa a Roma la legge sulla leva, spontaneamente si presentarono 900 coscritti, fra cui due gesuiti e un prete.
Quando i coscritti del distretto di Roma furono incorporati nei reggimenti, un sacerdote, certo Nicola Cafiero, accolse il loro giuramento nella chiesa di Santa Maria del Carmine, fuori di Porta Portese. Il Papa risaputolo, lo sospese e fecelo cacciare dalla chiesa parrocchiale. I popolani gli fecero una patriotica dimostrazione e il principe Pallavicini lo ricoverò in una casa in via Giulia. Poi il Governo gli dette una pensione equivalente al benefizio perduto.
Quell’anno la festa del 14 marzo fu celebrata a Roma con insolita solennità. Il principe passò in rivista le truppe schierate in piazza Barberini, via del Tritone, Babbuino, piazza del Popolo e Corso fino a piazza Venezia. Lo sfilamento ebbe luogo in piazza di Spagna. Le quattro legioni della guardia nazionale, comandate interinalmente dal colonnello Angelo Tittoni, che avevano prestato giuramento al Macao il 12, vi presero parte, e lo squadrone della guardia nazionale a cavallo