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onore del generale Della Rocca, il quale era a Roma insieme col Cerotti e col Ricci, con incarico di far gli studi per fortificare Roma con una corona di forti staccati; poi la principessa Pallavicini aveva inaugurato i suoi venerdì, e fu appunto ad uno di questi balli che fece la sua prima comparsa Margherita di Savoia. Quindi andò in casa Teano, in casa Doria, a un pick-nick alla villa Torlonia, accettò gl’inviti dei Circoli, e ovunque ballava fino alla mattina, infaticabilmente. Il Principe non ballava e notavasi come il conte Arnim, che aveva sollecitato l’onore di essergli presentato, parlasse spesso con il Principe Reale.

Il piccolo Principe di Napoli usciva anch’egli ogni giorno e il popolo si fermava a guardarlo con tenerezza. Lo accompagnava la sua Bessie, la bambinaia inglese, ed un’altra bambinaia italiana, certa Teresina Fiore.

Il canonico Anzino era venuto a Roma come cappellano dei Principi, ma gli si era imposto di non ufficiare al Quirinale se non voleva incorrere nella sospensione a divinis. La prima domenica dunque i Principi andarono a sentire la messa a Sant’Agnese, in piazza Navona. Ufficiava l’Anzino, e il principe Doria, patrono di quella chiesa, aspettava la Principessa di Piemonte innanzi alla gradinata per condurla all’inginocchiatoio. Le domeniche successive i Principi andarono a Santa Maria Maggiore, ma anche lì un pettegolezzo, perchè il Ricci, sacrestano maggiore del Capitolo, aveva fatto preparare i guanciali di velluto rosso sull’inginocchiatoio. Allora ogni domenica, intanto che si restaurava la cappella del Sudario, che è di spettanza dei piemontesi, la Casa Reale mandava, prima dell’arrivo dei Principi in Santa Maria Maggiore, uno staffiere con i guanciali.

Alla principessa Margherita non mancarono in quei primi tempi del suo soggiorno a Roma, nessuna delle noie inerenti al suo grado. Una sera al Valle, durante la rappresentazione di un nuovo dramma di Carlo d’Ormeville, Tutto per la patria, dovette ascoltare l’Aliprandi, che le recitò una poesia pure del d’Ormeville: Roma ed il suo fiore, di cui non conosco altro che questa strofa:

Fra i mille fiori onde s’ingemma il suolo
Dell’Italo giardino,
Un sol ne bramo, e ne prescelgo un solo:
Ha d’argento le foglie e il botton d’oro;
Somiglia ad una stella,
Vince in confronto ogni maggior tesoro.

La futura Sovrana d’Italia in quell’inverno non visse punto per sè, non fece altro che dedicarsi alla missione che si era imposta di mostrarsi compiacente, cortese, buona, per farsi amare.

Il Principe compiva con impegno i suoi doveri militari, prendeva parte alle cacce, visitava ospedali ove giacevano i feriti.

I Principi assistettero in quell’anno ai corsi, che furono molto animati, dal terrazzino dell’Albergo di Roma, e li sotto c’era ressa di popolo e i fiori piovevano intorno a Margherita di Savoia. Dal Vaticano si faceva spargere la voce che quell’allegria carnevalesca fosse pagata dal municipio; allora comparve sul Corso una mascherata satirica. Tutti avevano un cartello sul cappello con la scritta: Pagate, e sul carro vi era scritto:

Ci hanno dato cento lire
Sol per farci divertire.

Un’altra mascherata, La Crociata, fu proibita, ed ecco perchè: