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L’attentato odioso promosse un plebiscito di simpatia per l’on. Crispi, non solo a Roma, ma in tutta Italia, e infinito fu il numero dei telegrammi che anche dai più piccoli comuni del Regno pervennero in via Gregoriana.
Pochi giorni dopo giungeva a Roma la notizia di un attentato anarchico con esito fatale, e che poteva aver conseguenze funestissime per il nostro paese. L’italiano Caserio aveva ucciso a Lione il presidente della Repubblica Francese.
Lo sgomento che Roma provò a quest’annunzio è indescrivibile, ma prima ancora che la notizia fosse conosciuta dal pubblico, il presidente del Consiglio si era provvidamente adoprato per iscongiurare quelle conseguenze. Appena gli fu comunicata la notizia, nelle prime ore della mattina, telegrafò al presidente del Consiglio della Repubblica esprimendo tutta l’indignazione che provava. Il telegramma alla signora Carnot terminava con queste parole: «. ... sachez que le cœur de tous les italiens est avec vous dans ce moment terrible».
Spediti questi telegrammi, il Crispi si recava a comunicare la notizia al Re, e consigliavalo di telegrafare pure al capo del Governo francese e alla vedova del presidente. I due telegrammi contenevano espressioni felicissime. Nel secondo vi era questo passo veramente sincero e affettuoso: «L’Italie, blessée non moins que la France par un tel crime, s’associe tout entière à votre deuil. Jamais comme aujourd’hui je n’ai été aussi sûr d’interpréter ses véritables sentiments». il Re ordinava che appena giungesse la notizia ufficiale, fossero sospesi i ricevimenti, chiusi i palchi di Corte nei teatri, e che sui palazzi reali sventolassero bandiere abbrunate.
Il Sindaco e la Giunta municipale pubblicarono subito un manifesto ai cittadini che diceva:
«Dimostriamo alla grande e gloriosa nazione alla quale tanto dobbiamo ed alla quale ci stringono legami indissolubili di affetto, di fratellanza e di gratitudine, la parte immensa che noi prendiamo al suo lutto, ed invochiamo che la fermezza dei governi civili liberi la società da tali pericoli».
Inoltre il Consiglio comunale inviò un telegramma al capo del Governo francese, furono issate bandiere abbrunate sui pubblici edifici, la Borsa rimase chiusa e la sera una dimostrazione formatasi al Campidoglio andò in piazza Farnese. Camera, Senato, tutti avevano espresse le loro condoglianze e tutto il paese aveva seguito l’esempio di Roma.
Il signor Billot, che era a Castelgandolfo, non potè far altro che recarsi al Quirinale e alla Consulta per ringraziare di tanta e così unanime partecipazione al dolore della Francia.
Il 25 giugno l’on. Bovio fece formale domanda alla Camera che il plico segreto della istruttoria del Comitato dei Sette fosse reso pubblico, perchè ormai il paese aveva diritto di saper tutto.
La Camera per il momento non prese nessuna deliberazione in proposito. Essa era impegnata nella discussione dei provvedimenti finanziari.
Le due proposte che incontrarono maggiore opposizione furono quella dell’aumento del dazio sul sale e l’altra della maggior ritenuta sulla rendita, ma prima che finisse il giugno tutti i provvedimenti furono votati con gran soddisfazione dell’on. Sonnino.
A Livorno pure un onesto cittadino, un prode soldato dell’indipendenza italiana, era stato ucciso dagli anarchici. L’ucciso era Giuseppe Bandi, direttore della Gazzetta Livornese e il suo assassinio era una vendetta per aver egli nel giornale riprovato violentemente l’uccisione di Carnot. Questo fatto e altri ancora, indussero l’on. Crispi a presentare un progetto di legge per applicare misure eccezionali contro i provocatori a delinquere, e un altro per provvedimenti di pubblica sicurezza tendenti a frenare la propaganda anarchica. Questi progetti di legge destarono, com’era