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Quasi contemporaneamente si riunirono a Roma gli azionisti della Banca Nazionale, della Banca Nazionale Toscana e della Toscana di Credito e votarono lo statuto per la costituzione della Banca d’Italia con la durata di 20 anni, da decorrere dal 1° gennaio 1894, secondo la legge approvata dai due rami del Parlamento.

Roma e l’arte italiana fecero in quell’autunno una grave perdita, per la morte di Ercole Rosa, il fortissimo scultore, che aveva modellato il gruppo dei fratelli Cairoli, e dava l’ultima mano al monumento a Vittorio Emanuele, destinato a Milano. Egli morì nella sua casa in piazza di Spagna, e dietro alla bara di lui composero un pietoso stuolo tutti gli artisti di Roma e tutte le rappresentanze degli istituti artistici stranieri che qui hanno sede.

I Sovrani da Monza andarono il giorno 15 a inaugurare il monumento a San Martino, eretto sul campo consacrato da Vittorio Emanuele col suo valore di soldato e col suo senno di capitano. Autore del monumento era il Dal Zotto di Venezia. Il discorso fu fatto dal commendator Breda, presidente dell’ossario di San Martino e Solferino. Nel seguito delle LL. MM. vi era pure il ministro della guerra e il presidente del Consiglio, il quale di là si recò a Dronero, ove pronunziò un discorso sconfortante, annunziando nuove imposte, senza far balenare dinanzi agli occhi degli italiani nessun barlume di speranza; il discorso fu accolto molto male, e debolmente difeso dai giornali che sostenevano ancora il Ministero.

Il 17 aveva fatto anche l’on. Barzilai un ben povero discorso politico a Roma, nel Circo Reale. Poche ore dopo il Circo bruciava da cima a fondo, minacciando seriamente le case limitrofe e gettando un grande sgomento nella popolazione.

Il 21 ottobre nella palazzina in via Venti Settembre spirava Lord Vivian, ambasciatore d’Inghilterra, amico sincero dell’Italia. La sua morte fu un vero lutto. Il Re telegrafò subito alla vedova esprimendole la parte che prendeva, insieme con la Regina, al dolore di lei, e a cura dello Stato gli furono fatti solenni funerali. Il Principe di Napoli seguì il feretro dall’ambasciata alla chiesa inglese in via del Babbuino, a fianco del nuovo Lord Vivian, giovinetto che era guardato da tutti con commiserazione, e del colonnello Slade, addetto militare all’ambasciata. Nel corteo figuravano l’ammiraglio Seimour e quattro ufficiali della squadra inglese ancorata a Spezia. A quella squadra la marina italiana aveva fatto nei nostri porti militari, affettuosa accoglienza, come si conviene a vecchi e provati amici, che contrastava assai con quella calorosissma, alquanto teatrale, fatta dai francesi alle navi russe.

La cerimonia nella chiesa inglese riuscì semplice e solenne e la salma fu tumulata nel cimitero protestante del Testaccio.

Sul finire di ottobre fu inaugurato a Roma nel padiglione dell’Eldorado il concorso bandito dalla Croce Rossa per provvedere mezzi di trasporto per i feriti. Vennero qui i rappresentanti della Croce Rossa di tutta Europa e il Re invitò a Monza i componenti il giurì internazionale e fu con essi pieno di cortesie. Fra gl’invitati era pure il professore Postempski, al quale il Sovrano consegnò le insegne di commendatore e rammentando le cure avute per il caporale Cattaneo, ferito nello scoppio della polveriera, lo pregò di assisterlo a Torino, ov’era ricaduto malato.

Nella quiete del convento di San Sebastianello, alle falde del Pincio, si spense l’ultimo d’ottobre una preziosa esistenza. Ivi moriva colpito da apoplessia l’ottantenne padre Guglielmotti dell’ordine dei Domenicani, il quale aveva speso tutta la sua vita negli studi sulla marineria italiana, e benchè appartenesse a un ordine religioso, pure aveva molti amici fra i patrioti e i nostri marinari. Nino Bixio, il Saint-Bon lo avevano in particolare stima e tutta la marina italiana lo con-