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al conte di Torino il gran Cordone dell’Aquila Rossa, e al duca degli Abruzzi l’Aquila Rossa di 1ª Classe.

Il giorno 22, che era il 25mo anniversario delle nozze reali, fu tutto speso in ricevimenti. La mattina i Sovrani riceverono i Cavalieri dell’Annunziata, le deputazioni del Senato, della Camera e dei grandi Corpi dello Stato, che offrirono loro augurii e indirizzi, poi la casa militare del Re e quella civile, e nel dopo pranzo, sotto il balcone del Quirinale videro sfilare per due ore centinaia di bandiere, recate da altrettante rappresentanze di associazioni, le quali fecero una ovazione continuata ai Sovrani. Furono lanciati molti colombi per recare ovunque la lieta novella della festa, e la dimostrazione che chiuse lo sfilamento delle Società, fu imponentissima. Da migliaia e migliaia di bocche usciva un evviva solo, un solo grido che dimostrava l’affetto del popolo italiano per i suoi Sovrani.

Uno degli spettacoli culminanti di quei giorni in cui le feste si succedevano di continuo, fu la rivista ai Prati di Castello. Il Re e l’Imperatore, seguiti da uno svariatissimo stato maggiore, composto di principi, di ufficiali stranieri e di centinaia di ufficiali italiani, montarono a cavallo al Quirinale e per la via Quattro Fontane e Sistina giunsero al Pincio, di dove scesero a Piazza del Popolo, e traversando il ponte Margherita andarono sul piazzale della rivista, ov’erano schierati 18,000 uomini; quasi tutti reclute da poco sotto le armi. Le Sovrane e le principesse andarono in carrozza alla rivista e anche quella mattina tutta la popolazione si affollava nelle vie e acclamava il Re e l’Imperatore con entusiasmo.

Il giorno precedente i Sovrani di Germania erano andati al Vaticano con le loro carrozze, ma il popolo schierato lungo la via, li salutava senza acclamarli.

Nel giorno stesso della rivista vi fu pure un elegantissimo ricevimento nel giardino dell’ambasciata d’Inghilterra, dato da Lord e Lady Vivian in onore dei Reali d’Italia, e al quale i Sovrani di Germania non assisterono, essendo andati a visitare Tivoli.

In quel giorno l’Imperatore conferì a Giolitti l’Aquila Nera, all’on. Martini l’Aquila Rossa, al comm. Malvano il gran cordone della Corona di Prussia, e al sindaco don Emanuele Ruspoli l’Aquila Rossa.

Il 25 fu la grande giornata del Torneo, della festa cavalleresca per eccellenza. L’anfiteatro della piazza di Siena era gremito di una folla elegantissima, quando nel viale circolare comparve il lungo corteo delle carrozze reali, e mentre le musiche suonavano, tutti alzaronsi e agitavano fazzoletti e gridavano.

Appena LL. MM., le Principesse e i Principi furono saliti nel vasto palco, che aveva la facciata volta ad oriente e sul quale troneggiavano gli scuri pini agitati da una brezza quasi estiva, tutti i cavalieri del Torneo andarono davanti al palco a fare il saluto. Fra i torneanti vi era la più bella gioventù d’Italia e ogni squadra aveva alla testa uno dei giovani principi, preceduto da quattro paggi e da un quinto che portava sul cuscino la corona del suo signore. Gli esercizi riuscirono come meglio non si poteva desiderare, e quando i Sovrani ed i Principi risalirono in carrozza per tornare al Quirinale, tutto il magnifico stuolo dei cavalieri li segui traversando le vie di Roma e dando al popolo, che non aveva potuto assistere alla festa, uno spettacolo indimenticabile.

La sera, casa Caetani accolse tutta l’augusta schiera Imperiale e Reale nel suo palazzo infiorato di azalee, di rose di Fogliano e di violette e amorini, a una festa sontuosa.

La mattina l’Imperatore era andato alla villa Torlonia a far visita alla principessa, e l’Imperatrice e la Regina erano salite al Palatino a visitare i nuovi scavi.