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dalla stazione, e tutto il giorno si affollò sulla piazza di Monte Cavallo, per vederlo uscir dalla Consulta, ov’era alloggiato.

Uno dei primi atti importanti del Lamarmora fu la creazione della Giunta municipale provvisoria, che aveva incarico di formare le liste elettorali. Ne facevano parte il principe Pallavicini, Pietro de Angelis, don Augusto Ruspoli, il principe Del Drago, il conte Guido di Carpegna e l’avvocato Lunati. Il Lunati era stato consigliere amato e stimato di Pellegrino Rossi nel 1848; il principe Del Drago s’era sempre mantenuto lontano dalla politica ed era noto soltanto per essere poco splendido, il Carpegna aveva fama di timido, ma intelligente. La Giunta municipale dunque era composta di buoni elementi, e il Lamarmora non fu criticato per la sua scelta.

Il 16, cessata omai la missione che lo aveva condotto a Roma, il general Cadorna partiva per Firenze; la sua partenza dette occasione ai Romani di dimostrargli la loro gratitudine. Non solo i generali, che erano sotto i suoi ordini, lo accompagnarono alla stazione, ma anche il duca di Sermoneta e molti membri della Giunta da lui creata, i quali gli offrirono l’attestato più ambito da chi avera condotto a Roma gl’Italiani: il diploma di cittadino Romano.

Mentre tutti gli avvenimenti che ho riassunto si svolgevano a Roma, la città riprendeva la sua gaia vita consueta e a questa si soprapponeva un’altra vita febbrile, imposta dalle nuove condizioni di Roma.

Ho detto che Roma si divertiva, anche nei primi giorni dopo il cambiamento di governo, ed è vero. Le ottobrali carrettellate di minenti, sonanti il crotolo dei misteri bacchici furono in quell’anno numerose, come al solito e forse anche più, perché vi partecipavano i soldati e gli emigrati; alla canzone oscena si sostituì quella patriottica e non si videro mai le vigne e le osterie fuori delle porte così popolate come allora, nè così gaie.

La borghesia si divertiva a passeggiare sul Corso e al Pincio e a riunirsi sulle piazze dove suonavano le bande militari. In piazza San Lorenzo in Lucina, e in piazza del Collegio Romano, le trombe dei bersaglieri richiamavano sempre una gran folla.

L’Iacovacci, l’intelligente e intraprendente impresario dell’«Argentina» aveva innestato nel ballo del Pratesi, Bianca di Nevers, il Galop del Flik-Flok, nel quale le ballerine, ad uno squillo di tromba, compariscono vestite da bersaglieri. Non si può dire quanta gente accorresse all’«Argentina» per quel semplice fatto. Quando le quadriglie guidate dalla Trevisan, la prima ballerina bella e bionda, entravano in iscena al passo di corsa, duemila fazzoletti erano agitati dalla platea, dai palchi e anche dalla barcaccia degli eleganti stagionati, che a Roma chiamavano il Bagno di S11sanna. E ogni sera echeggiavano grida patriottiche, che non finivano più, e ogni sera la gente guardava attentamente nei palchi per vedere se vi fosse qualche altra dama del patriziato e della borghesia, che avesse aderito al nuovo ordine di cose.

Le signore, che fin da principio si erano dichiarato per la causa italiana, sia facendosi iniziatrici del Concerto per i feriti alla Sala Dante, sia frequentando l’«Argentina» assistendo i feriti, ospitando ufficiali, partecipando al dono che si preparava per Margherita di Savoia, o ricamando la bandiera per la corazzata «Roma», erano donna Carolina principessa Pallavicini, donna Elisabetta dei principi Ruspoli, la bella contessa Macchi di Cellere, la principessa Falconieri, la principessa di Venosa, la duchessa di Fiano, la contessa di Santa Fiora, la marchesa Antaldi, la contessa Lovatti-Brenda, la marchesa Calabrini, la principessa di Teano, la duchessa Sforza-Cesarini, la marchesa Gavotti, la signora Marignoli, domna Francesca Kissleff-Ruspoli, la bella duchessa di Rignano-Doria, la signora Seraggi, la signora Fabiani, la signora Castellani e molte altre.