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«Se quest’anniversario della famiglia nostra, invece di esser causa d’inutili spese per festeggiamenti, sarà occasione ad atti di beneficenza, noi volentieri li seconderemo, e la carità sarà a noi testimonianza gradita di devozione e d’affetto».


Cosi scriveva il Re, e le sue parole divennero legge per il comitato e furono nuova testimonianza del nobile e benefico animo del Sovrano.

Le feste non erano mancate neppure in sul finire della primavera. La riunione di un congresso dei rappresentanti della Croce Rossa offri occasione al presidente, conte della Somaglia, di dare un ballo nel suo villino in piazza dell’Indipendenza, al quale assisterono i Sovrani, e che fu una vera festa delle rose, perchè appunto il villino era circondato da una magnifica ed esuberante fioritura di queste regine del maggio, come la ricorrenza del 70° anniversario dell’illustre archeologo cristiano Giovan Battista de Rossi, offrì campo ai numerosi cultori della scienza dell’antichità di tributargli i loro omaggi e di presentargli i loro augurii. Il busto di lui fu inaugurato a San Calisto, sulla via Appia, in quelle catacombe scoperte dal de Rossi sotto il pontificato di Pio IX; il discorso fu fatto dal dotto monsignor Carini, e il Geffroy a nome del presidente della Repubblica francese, annunziò al nostro scienziato la nomina a grande ufficiale della Legion d’Onore, e l’ambasciatore spagnuolo presso la Santa Sede, signor Vidal, gli consegnò a nome della sua Sovrana la Gran Croce d’Isabella.

Sotto la provvida amministrazione del duca Gaetani le faccende del Comune erano incamminate su una via normale, così che il Consiglio potè votare il bilancio pareggiato, che eragli stato presentato.

Come si è visto il Ministero Giolitti non aveva avuto lieta accoglienza alla Camera e la domanda dell’esercizio provvisorio era parsa, dopo il voto, abbastanza audace. Gravissima opposizione quella domanda incontrò nel seno della Giunta del bilancio, e l’on. Sonnino, che si era schierato contro il Gabinetto, propose che gli fosse accordato un solo mese.

Alla Camera il Sonnino combattè con forza anche i provvedimenti finanziari dell’on. Giolitti. Questi fece sforzi inauditi per trionfare ed ottenne ciò che chiedeva con 261 voti contro 189 contrari. Fu quella una seduta memorabile per la lotta viva che si era impegnata con l’opposizione, e per il numero veramente eccezionale di deputati che vi assistevano. Un altro trionfo aveva già ottenuto il neo-presidente del Consiglio facendo votare i provvedimenti per Roma, che assicuravano la continuazione dei lavori edilizi e davano speranze se non vaste, almeno modeste, di veder cessare la crise economica.

Per la ricorrenza dello Statuto furono in quell’anno creati tre nuovi cavalieri dell’Annunziata, cioè l’on. Farini, il generale Ricotti e l’ambasciatore conte Nigra.

Dopo la metà di giugno i Sovrani partirono per la Germania, accompagnati dalle loro case civili e militari e dal solo Ministro degli esteri, on. Brin. Essi furono ospitati dall’imperatore Guglielmo nel Nuovo Palazzo a Potsdam e il viaggio servi a rafforzare l’amicizia fra Italia e Germania, poichè il popolo italiano fu gratissimo, dell’accoglienza veramente affettuosa che i Sovrani ebbero dalla popolazione tedesca e dalla Corte.

Le elezioni amministrative parziali, che ebbero luogo in giugno, portarono nel Consiglio comunale quattordici liberali, fra cui il Crispi, e tre clericali soltanto. L’elezione del Crispi fu un atto di gratitudine per l’uomo che aveva sempre, da deputato come da presidente del Consiglio, sostenuta la necessità che l’Italia aiutasse la sua capitale, costretta appunto per la sua condizione di sede della Corte e del Governo, a spese cui non erano esposte le altre città.

Due morti rattristarono in giugno il mondo nero e il mondo bianco. Morì don Scipione