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In giugno si fecero le elezioni amministrative parziali, che non riuscirono favorevoli nè al partito clericale nè a quello liberale, perché non spostarono la maggioranza del Consiglio.

Prima di chiudersi, la Camera discusse il progetto per la congiunzione delle stazioni di Roma, e lo respinse, perchè contrariamente all’uso, le urne furono chiuse alle 3 1/2, e quei deputati che erano venuti a Roma espressamente, non poterono dare il loro . In città si discusse quel fatto con molta acrimonia e nella seduta successiva gli on. Bovio e Ruspoli protestarono, ma inutilmente.

Dalla Camera era sparita la disciplina. Due volte il presidente fu costretto a sospendere la seduta mentre l’on. Brin svolgeva una interpellanza sulla politica estera, e sotto l’impressione di questi spiacevoli incidenti i deputati se ne tornarono a casa loro.

La commissione mista, che era andata in Africa per l’inchiesta, tornò in giugno dopo avere fatto un viaggio faticosissimo e un lavoro non meno arduo, che continuò anche a Roma, dovendo interrogare il tenente Livraghi, che era rinchiuso a Castel Sant’Angelo. Notizie certe sull’esito dell’inchiesta non si ebbero; si seppe peraltro che l’on. Martini riportava nella valigia numerosi appunti per fare un libro sull’Africa, e che già il Treves lo aveva acquistato.

In estate la vita politica tacque lungamente e i giornali, non avendo altri argomenti, si occuparono dello strano fatto che la Presidenza del Consiglio fosse stata stabilita all’albergo Milano. In quell’albergo abitava il ministro delle Finanze, on. Colombo, il quale durante una gita ad Anzio essendosi slogato un piede, dovette rimaner lungamente coricato. Così presso di lui si adunavano i ministri per modo che la politica si faceva tutta in un salotto d’albergo.

In quell’estate fu esumato il corpo di Goffredo Mameli dalla sepoltura in cui giaceva fino dal 1872 e vennegli eretto il monumento che si vede al Campo Verano. La cerimonia riuscì bella e pietosa e insieme con le note dell’inno di lui, si udirono commemorare le forti e gentili virtù del soldato e del poeta.

In una sala terrena del Collegio Romano si compiè nello stesso tempo circa un’altra cerimonia patriotica con la distribuzione di libretti di cassa di risparmio a tutti i nati nel giorno della prima festa dello Statuto celebratasi a Roma. Se i lettori rammentano, nel 1871 si era costituito qui un comitato di cui era anima il cav. Pacifico, per raccogliere un fondo per i nati nella prima domenica di giugno, da erogarsi loro quando avessero compiuto i 20 anni d’età. I venti anni erano passati e i 17 fortunati riceverono dalle mani del Pacifico e di altri membri del comitato il dono promesso.

Il giorno 8 agosto fu scoperta nel palazzo Tanlongo, ove aveva abitato Benedetto Cairoli, la lapide seguente dettata dal prof. Gnoli:

abitò questa casa
ospite venerato
BENEDETTO CAIROLI


il suo nome

porti agli animi
l’eroica poesia della patria
l’austera santità del dovere
s. p. q. r. mdcccxci