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notti Garibaldi per studiare il problema delle colonie militarizzate presso Keren e nell’Asmara, e prima della sua partenza tutti i giornali della penisola erano pieni di rivelazioni contro le autorità militari, di polemiche in favore del tenente dei carabinieri Livraghi, il quale accusava i suoi ex-superiori di avere usato ed abusato della loro autorità. Da quelle rivelazioni pareva che i generali Orero e Baldissera fossero per lo meno due carnefici. Il Livraghi erasi rifugiato in Isvizzera e già le autorità avevano iniziato pratiche per ottenerne l’estradizione. Il Governo, impensierito da tanta onda d’indignazione, volle veder chiaro nelle faccende d’Africa e nominò una commissione d’inchiesta, composta dal senatore Armò, procuratore generale, degli on. Giulio Bianchi, Tommaso de Cambray-Digny, Ferdinando Martini, marchese di San Giuliano, conte Luigi Ferrari, e del general Driquet.

La commissione doveva partire subito alla metà di marzo, ma il general Driquet si ammalò e in quel frattempo il procuratore generale Armò ricusò l’incarico e fu nominato in sua vece il presidente Borgnini. La commissione, così composta, salpò da Napoli e giunta a Massaua intraprese il suo lavoro. Essa visitò l’Asmara e Keren, e se il viaggio riuscì disagioso per i deputati, tanto più ebbe a soffrirne il general Driquet, il quale non era punto rimesso della sua malattia e compiendolo dette prova di vera abnegazione.

Mentre la commissione era ancora in viaggio per i lidi etiopici, fra il Governo inglese e il nostro si riallacciavano le trattative per la deliminazione delle rispettive zone d’influenza, troncate bruscamente nell’ottobre precedente, quando parevano quasi ultimate. Un primo protocollo fu firmato qui il 24 marzo fra il marchese di Rudinì e il marchese di Dufferin.

La linea pattuita rimaneva il Thalweg del Giuba, dalla foce fino al 69 grado di latitudine nord; seguiva il 6° fino al 35° di longitudine est dal meridiano di Greenwich e fino al Nilo Azzurro. L’Etiopia e Haffa, restando dalla parte sud, entravano nella zona d’influenza dell’Italia.

Il 15 aprile fra il ministro degli esteri del Regno d’Italia e l’ambasciatore della Regina Vittoria fu firmato un nuovo protocollo per determinare la frontiera dal Nilo Azzurro a Ras Kasar. In quel quel protocollo era contenuta la condizione, che l’Italia per le esigenze della sua situazione militare, potesse occupare Kassala e il territorio interno fino all’Atbara.

Questa volta le mène francesi non poterono nulla contro la volontà dei governi d’Italia e d’Inghilterra, e fu definitivamente eliminato ogni timore di conflitto nell’Africa orientale fra le due potenze.

Il 14 marzo furono sospese tutte le solite feste per il giorno natalizio del Re, poichè il principe Girolamo Napoleone era gravemente ammalato all’albergo di Russia. Il capo dei Napoleonidi era assistito dal dottor Taussing, ma veduta l’entità del male, fu pregato anche il professor Baccelli di visitarlo. Al capezzale dell’infermo vegliavano sempre il signor Brunet, il principe Carlo e il cardinale Bonaparte, i Primoli, i Roccagiovane, i Campello e i Gabrielli, ma appena le notizie del loro congiunto si fecero più gravi giunsero pure il principe Vittorio, la duchessa d’Aosta e la principessa Clotilde. Questa non accettò l’ospitalità del Re per esser più vicino al marito; il principe Vittorio, che era in rapporti poco cordiali col padre, prese alloggio all’albergo d’Inghilterra; la principessa Letizia nella palazzina di via Venti Settembre, ma si vedeva andar continuamente all’albergo di Russia, e i Romani, che ne avevano già tanto ammirata la fiera bellezza al tempo della feste per Guglielmo II, si affollavano in via del Babbuino e in piazza di Spagna per vederla passare.

Il Re e la Regina andavano spesso dal principe Girolamo, presso il quale la pia moglie aveva