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Ai primi di luglio fu presentata al Parlamento la legge ferroviaria, che aveva per mira di costruire molti chilometri con pochi quattrini e reprimere gli abusi dell’appaltatore «che si trasforma in banchiere, o, peggio ancora si lega e si sottomette ai banchieri». La discussione fu iniziata il 5, e la legge fu approvata senza notevoli incidenti, nè discorsi.

Subito dopo la legge ferroviaria fu iniziata la discussione di quella comunale e provinciale, che doveva introdurre nell’organizzazione dei comuni e delle provincie notevoli variazioni.

Il 19 luglio, approvata la legge, l’on. Biancheri si alzò e disse:

«Onorevoli Colleghi,

«A rivederci a novembre, sempre animati da sensi di devozione al Re e alla Patria.»


E tra gli applausi e gli evviva i deputati si separarono, contenti dell’opera loro, e contentoni di fuggire il caldo soffocante di Roma e la fornace di Montecitorio.

Il 3 la Regina aveva inaugurato in Trastevere la scuola «Regina Margherita» vero modello di scuola popolare, ariosa, spaziosa, e rispondente a tutte le esigenze dell’igiene; scuola che era stata costruita a spese del Municipio su progetto dell’architetto D’Ambrosio.

Il 28 dello stesso mese, con l’intervento degli on. Boselli e Saracco, era aperta solennemente la linea Roma-Sulmona, che dava un nuovo sbocco all’attività degli Abruzzi.

Verso la fine d’agosto il Re lasciò Monza, la Regina Courmayeur, e si recarono insieme col Principe ereditario, reduce da un lungo viaggio in Germania, nelle Romagne, per assistere alle grandi manovre che vi si svolgevano agli ordini del Duca d’Aosta.

Il Re col Principe visitarono Forlì, Rimini, Ravenna, Cesena, Faenza, accolti ovunque dalle dimostrazioni d’affetto di un popolo, dei cui sentimenti monarchici a torto si dubitava.

I Sovrani e il Principe reale partirono da Rimini il 4 settembre, e il 10 si recarono a Torino per prender parte a un fausto avvenimento di famiglia.

S. E. Crispi, il 16 agosto, aveva partecipato al Presidente della Camera il prossimo matrimonio di S. A. R. il Duca d’Aosta con S. A. I. la principessa Laetitia Napoleone; il Presidente, alla sua volta, ne aveva avvertiti i membri del Parlamento con una circolare; ed era per questo matrimonio che Torino era in festa, e che i Sovrani avevano abbandonato Monza.

L’11, nella sala da ballo del palazzo reale, alla presenza delle LL. MM. il Re e la Regina di Italia, e il Re e la Regina di Portogallo, delle LL. AA. RR. le principesse Clotilde Napoleone, Elisabetta e Isabella di Savoia, dei principi Vittorio Emanuele, Emanuele Filiberto, Vittorio e Luigi di Savoia, Eugenio di Carignano, Gerolamo e Luigi Napoleone, delle LL. EE. i Collari della Annunziata e delle alte cariche dello Stato, erano uniti in matrimonio dall’on. Farini il duca Amedeo e la principessa Laetitia; la cerimonia religiosa seguì quella civile, e fu celebrata nella cappella reale dall’arcivescovo di Torino, cardinale Alimonda, assistito dai vescovi del Piemonte.

Prima della cerimonia il Re consegnava all’on. Crispi le insegne dell’ordine supremo dell’Annunziata.

Le feste durarono fino al 14 e furono splendide e affettuose ad un tempo; i Sovrani d’Italia, accompagnati da quelli di Portogallo e dal Principe di Napoli, tornarono a Monza, e gli altri principi alla rispettive sedi.

L’8 ottobre le LL. MM. giungevano a Roma.

Dal luglio si parlava d’un viaggio a Roma del giovane Imperatore di Germania, e Roma si preparò per degnamente ricevere l’ospite illustre, che giunse col fratello Enrico di Prussia l’11 ottobre.