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Il ff. sindaco telegrafò al Borgomastro di Berlino, che rispose:
«Nel profondo lutto che la morte del nostro adorato ed indimenticabile Imperatore e Re Guglielmo ha gettato sulla città di Berlino e sull’intero popolo tedesco, ci sentiamo in dovere di porgere sinceri ringraziamenti per le parole di calda simpatia che ci sono inviate dalla città di Roma».
Il principe di Bismarck telegrafava al presidente del Consiglio:
«Par son télégramme d’avant-hier Votre Excellence m’avait communiqué les résolutions prises par le Sénat du Royaume, et la Chambre des Députés à la nouvelle de la mort de Sa Majesté l’Empereur Guillaume. Cette imposante manifestation de la sympathie des représentants de la grande et noble nation qui nous est alliée par ses sentiments et ses traditions historiques restera gravée dans tous les cours allemands.
«Je me ferai un devoir de porter le fait dès aujourd’hui à la connaissance de Sa Majesté l’Empereur Frédéric, Mon Auguste, Maitre qui y trouvera lui aussi un gage certain de la durée et de la force des relations d’amitié basées sur la communauté d’idées et d’intérêts de nos deux nations dont l’amitié continuera à faire sentir sa bienfaisante influence sur le maintien de la paix du monde et sur les destinées de nos deux pays».
A rappresentare la casa di Savoia e l’Italia ai funerali del Liberatore Tedesco, andò il Principe di Napoli accompagnato dal general de Sonnaz, dal colonnello Osio e dal capitano Franzini.
Il Re aveva ordinato venti giorni di lutto alla Corte, per la morte dell’Imperatore Guglielmo, e i venti giorni erano passati quando le LL. MM. partirono per Firenze, insieme con l’on. Crispi per visitare S. M. la Regina d’Inghilterra, che dal 21 di marzo si trovava alla villa Palmieri insieme con le LL. AA. il Principe e la Principessa di Battemberg.
A Firenze s’erano dati quell’anno convegno parecchi principi reali tra i quali noterò l’Imperatore e l’Imperatrice del Brasile, il Re e la Regina del Wurtemberg, la Regina di Serbia con il principe Alessandro.
I Sovrani rimasero a Firenze tre giorni e furono festeggiatissimi.
Il 17 giunse a Roma S. M. il Re di Norvegia, e la Corte gli fece una cordiale accoglienza, della quale egli fu commosso, come dimostrò al Re nella sua visita di congedo.
Il 1° maggio un triste avvenimento, le conseguenze del quale potevano essere gravissime, oscurò il bel cielo d’Italia: il pericolo corso da S. A. R. l’Erede del trono. Il principe Vittorio Emanuelc seguiva un corso d’istruzione del colonnello De-Benedectis, e terminata la parte teorica, faceva esperimenti pratici. Il 1° maggio S. A. R. si era recata al forte tiburtino per assistere a certe prove di gelatina esplodente, ed era accompagnata dal generale d’Oncieu de la Batie, dal colonnello de Benedectis, dai capitani di Lorenzo e Nieddù e dal tenente d’Ayala. Per precauzione era stata inalzata a una certa distanza dal teatro degli esperimenti una palizzata dietro la quale erano il Principe e gli altri ufficiali; l’esperimento consisteva nel tirare fucilate contro una scatola di gelatina, che non avrebbe dovuto esplodere, come non aveva esploso negli esperimenti della mattina; invece ai colpi la cassetta saltò in aria e la palizzata fu crivellata di scheggie. S. A. R. e il tenente d’Ayala prestarono i primi soccorsi agli altri feriti e quest’ultimo fu vivamente lodato dal Principe per la sua caritatevole condotta. Erano gravemente feriti il D’Oncieu, il de Benedectis, il di Lorenzo, e più leggermente il Nieddù e d’Ayala.
S. A. R. aveva due ferite, di cui una leggerissima, tanto che il domani fece, a malgrado della pioggia, una lunga passeggiata.
Il 4 i Sovrani, il Principe ereditario e l’on. Crispi andarono a Bologna per l’inaugurazione del