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copiato su un antico calice di Westminster; l’Imperatore di Germania una mitria d’oro tempestata di pietre preziose; il Presidente della Repubblica Francese un immenso vaso di Sevres; il Conte di Parigi una scrivania di legno di rosa; la Regina di Spagna una croce di solitari e un anello di zaffiri; la Repubblica di Colombia una croce con doppia collana di brillanti; il Re di Portogallo un calice d’oro; l’Imperatrice d’Austria un crocifisso di perle e zaffiri; le Arciduchesse della casa d’Austria un ricchissimo fermaglio; il Duca di Chartres un servizio d’oro; l’Imperatore del Brasile una croce di brillanti; l’Imperatrice un tabernacolo antico; l’Imperatore d’Austria una pianeta ricamata con perle, e un messale d’argento; la Duchessa di Malakoff una croce di smeraldi e brillanti; il Sultano un anello con solitario; il principe Odescalchi il ritratto di Papa Innocenzo XI dipinto da Michetti; il principe Doria un grande crocifisso d’argento; i Borghese i magnifici paramenti sacri di Paolo V; la principessa donna Luisa Corsini anch’essa paramenti sacri; il principe Orsini un prezioso merletto antico di Carlo V; la famiglia Artieri un trittico di Giotto; la diocesi di Parigi una tiara tempestata di pietre preziose; la Regina di Sassonia un crocifisso di porcellana di Meissen. Questi doni sovrani e principeschi erano stati collocati nel braccio nuovo del Vaticano, fra le statue degli imperatori romani; quelli delle colonie, originalissimi e preziosi, nella galleria delle carte geografiche. Ogni nazione poi aveva una sezione speciale nei locali costruiti nel cortile della Pigna, e che erano già pronti sulla fine di dicembre, cosicché non poche persone avevano, per favore speciale, potuto visitare l’esposizione e manifestavano il parere che i doni fossero copiosissimi, ma di cattivo gusto, non escluso l’inginocchiatoio con ornamenti d’argento e cifra di brillanti donato da Genova, e la portantina dipinta inviata da Napoli. Gli altari, le madonne, i mobili, le statue dei santi, meno poche eccezioni, risentivano del lezioso gusto francese allora in voga, e i quadri non accennavano davvero a un risveglio dell’arte ispirata alla religione.

Il municipio, prima che spirasse il 1887, fece inaugurare al palazzo Mattei in piazza Paganica, la lapide votata al grande uomo di Stato, e l’on. Luigi Luzzatti fece del Minghetti una solenne commemorazione ai Lincei. I fratelli Bocconi inaugurarono pure con una visita del Re, il loro palazzo al Corso, costruito dal de Angelis di Roma e dal Bocciarelli d’Ancona. In quella occasione i due ricchi industriali milanesi inviarono all’on. Crispi 10,000 lire per l’Asilo a vantaggio dell’infanzia abbandonata, del quale tanto occupavasi il presidente del Consiglio.

Non ostante che si fossero spesi già 40 milioni per i lavori del Tevere, il fulvo fiume allagò anche in quell’anno i quartieri bassi della città e molti terreni verso S. Paolo, ma vittime non ve ne furono.

I giornali annunziarono che il duca Torlonia avesse chiesto un’udienza al Papa per presentargli i suoi augurii e alcuni se ne mostrarono scandalizzati. Il fatto non era vero; il Duca soltanto era andato a far visita al cardinal Vicario e lo aveva pregato di farsi interprete presso Leone XIII delle sue congratulazioni. Il cardinal Vicario restituì la visita e espresse il suo gradimento per gli omaggi presentati, per il contegno della popolazione e per i provvedimenti presi dal municipio.

Il 30 gennaio, mentre al duca Torlonia nasceva una prima bambina, giungevagli il decreto di revoca da sindaco, decreto che non fu attribuito soltanto allo scambio di gentilezze fra lui e il cardinal Parrocchi, ma ad altre ragioni, prima forse fra tutte l’intenzione dell’on. Crispi di creare la prefettura del Tevere.

La discussione si fece subito viva e i giornali che morivano, fra i quali il Corriere di Roma, e quelli che nascevano, come il don Chisciotte, ebbero di che empire le loro colonne.

Al principio dell’anno la Libertà da quotidiana si era trasformata in settimanale, la Stampa aveva cessate le pubblicazioni, e così il numero dei giornali importanti era sensibilmente ridotto.