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la Francia ebbe espressioni di simpatia, rammentando gli anni che aveva passato in quel paese e i vincoli che uniscono le due potenze latine, ma quelle espressioni non distrussero la sfiducia che al di là delle Alpi si nutriva verso di lui. In Italia il discorso produsse buon effetto e si vide al riaprirsi della Camera.
Il generale di San Marzano parti il 26 ottobre da Roma, affettuosamente salutato dal Sindaco e andò subito a Napoli a imbarcarsi sull’«America».
Il ministro della guerra passò qui in rivista nel piazzale del Macao il 1° novembre il reggimento del corpo d’Africa, comandato dal colonnello Ponza di San Martino. I soldati avevano la nuova divisa di tela e l’elmetto, e per le strade dalle quali passavano ebbero dimostrazioni di simpatia.
La prima spedizione parti da Napoli al principio di novembre. Le navi su cui s’imbarcò erano l’«Archimede» (sul quale presero passaggio anche il principe del Drago, il signor Folchi, il cui fratello era caduto a Dogali, e il conte Marcello), il «Gottardo», il «Polcevera» e il «Sumatra». Sul «Gottardo» parti il general Genė. A distanza di pochi giorni partirono il il «Sirio», l' «Orione», il «Singapore» e il «Roma» trasportando altri soldati, materiale da guerra e provvigioni, e subito dopo l’«Egadi», il «Solunto», l’«Egitto», il «Faro» e il «Regina Margherita». Tutti questi bastimenti appartenevano alla Navigazione Generale, la quale in breve spazio di tempo aveva dovuto rifornirli di letti e adattarli a trasporti. Il comm. Laganà aveva con mirabile impegno provveduto a tutto, e l’invio del corpo d’Africa non soffrì un giorno solo d’indugio.
Uno dei primi atti del nuovo ministero della guerra era stata la nomina del duca d'Aosta a comandante generale della cavalleria. Questo significava che volevasi dare a quel corpo maggiore incremento ponendovi a capo il fratello del Re.
Il municipio di Roma, nonostante la crisi edilizia che incominciava a manifestarsi, non si lasciava sgomentare, anzi votava nuovi lavori. Approvò quello della galleria sotto il Quirinale con sbocco alla via dei due Macelli, e indisse il concorso per l’appalto a licitazione privata dei lavori, mettendo per patto che non avrebbe tenuto conto delle offerte di chi non poteva provare di aver costruito altra galleria di almeno 400 metri; concluse l’appalto con la ditta Medici per le costruzioni del lungo Tevere dal ponte Elio al Mattatoio, per una spesa di più di 8 milioni, stabilì di commettere a un ufficio speciale la ricostruzione del ponte Rotto o Palatino, e la sistemazione del Tevere.
Era stato dal comune bandito un concorso per i restauri del palazzo della Farnesina a via dei Baullari e per la costruzione della facciata mancante sul nuovo Corso Vittorio Emanuele. Venti architetti vi presero parte, e il lavoro rimase aggiudicato all’architetto Enrico Gui, dell’Accademia di San Luca.
Un comitato si era costituito sotto la presidenza di Menotti Garibaldi per ottenere dal comune un’area a Campo di Fiori a fine di collocarvi il monumento a Giordano Bruno, che si faceva per sottoscrizione privata. Nella lista dei sottoscrittori figurava il duca Torlonia per 50 lire. In quel fatto si volle vedere un impegno morale del Torlonia come sindaco, e si fecero molti pettegolezzi.
I Sovrani tornarono il 10 dicembre a Roma e il Principe di Napoli, che usciva dalla minore età, fu promosso tenente nel 5° reggimento fanteria che aveva stanza a Roma. Il conte di Solms, per incarico dell’Imperatore di Germania gli presentò nel giorno 11 novembre, che era quello del suo compleanno, le insegne dell’Aquila Nera.