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aveva dato il suo consenso alle proposte della Società del Credito Immobiliare per la costruzione di un quartiere alla villa Ludovisi, le strade di quello Sallustiano erano già tracciate e battezzate da Quirino Leoni; il concorso per il palazzo Bocconi era stato vinto dal de Angelis, e già si era messo mano alle costruzioni; lavoro ve n’era e pareva dovesse esservene per lungo tempo.

In tanto rimescolamento del suolo erano venute alla luce due statue bronzee bellissime negli scavi del teatro Nazionale; una raffigurante un Ercole, e l’altra un Pugillatore. Una terza ne fu trovata nel gettare le fondamenta del ponte alla Regola; un Bacco di stupenda fattura; l’antica Roma arricchiva la nuova.

Vi fu sulla fine dell’anno un pellegrinaggio alla tomba di Vittorio Emanuele. I trentini e i triestini vi portarono una corona, che recava sui nastri la data della uccisione di Oberdank; la questura la sequestrò.

Sbarbaro che aveva incominciato l’anno alle Carceri Nuove, lo terminò in mezzo ad una ovazione popolare. Una gran folla andò ad attendere che fosse posto in libertà in seguito agli 8154 voti degli elettori di Pavia. Il professore all’uscir dalle carceri salì in una carrozza, insieme con la signora Concetta, e il popolo staccò il cavallo e trascinò la carrozza a braccia fino al ponte Sisto.

Sbarbaro era ingrassato; aveva la barba più lunga, e i capelli spioventi sulle spalle, e si pavoneggiava nella sua nuova dignità. Andò subito da Perino per vendergli tre libri che aveva scritto in carcere; andò a Montecitorio e teatralmente si mostrò per Roma. Però la sua libertà era di nuovo minacciata, giacché l’on. Taiani ricevendo l’ultimo dell’anno i magistrati aveva detto loro che avrebbe subito fatta istanza alla Camera per ottenere che si procedesse contro di lui.