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terello, Pulcinella, e tutte le altre. Una novità furono i Venerdì della Tribuna, ricevimenti gai, ai quali gli artisti più insigni dei teatri, i sonatori più in voga, e i conferenzieri portavano il contributo della loro notorietà. A quei Venerdì il principe Sciarra, poiché era lui il Mecenate del nuovo giornale, invitava molti giornalisti, molte signore intelligenti e molti artisti. La sala di conversazione era allora al primo piano del palazzo, ove ha sede adesso l’amministrazione del giornale, e in una piccola rotonda a metà della sala, vi erano ancora gli scaffali con la libreria di casa Sciarra. Il posto di onore in quei ricevimenti era sempre riservato a donna Elena Cairoli, che giungeva accompagnata dalla signora Enrichetta Castellani.

Il Cairoli, come Pentarca massimo, era uno degli amici della Tribuna, ed era ben naturale che a donna Elena si facesse tanta festa.

Benedetto Cairoli, lontano dal potere, godeva maggiori simpatie che non quando era presidente del Consiglio, e in quell’anno i Veterani del 1848-49 lo vollero a loro presidente.

Bellissime furono le corse primaverili, e il Derby reale che fu vinto da Rosenberg della razza Sansalvà, richiamò in Roma tutti gli appassionati del turf. Il prato delle Capannelle in quel giorno accoglieva le più eleganti dame di Napoli, di Firenze, di Torino e di Milano.

Ormai, cessate le discussioni per il monumento a Vittorio Emanuele, incominciarono le gare fra gli artisti per la statua equestre del gran Re.

Il concorso si chiuse alla fine di aprile e la commissione giudicatrice intraprese i lavori. Essa non conferì a nessuno dei concorrenti il premio; ma fece due categorie di bozzetti: nella prima collocò quelli del Balzico, del Borghi, del Chiaradia e del Maccagnani, nella seconda quelli dell’Allegretti, del Rutelli e del Laurenti.

Il 4 maggio il Re inaugurò il Museo Agrario nel nuovo locale di Santa Susanna, e il 9 i Sovrani partirono in forma solenne per Napoli, ove doveva inaugurarsi l’acquedotto del Serino, e si doveva porre la prima pietra dei lavori di risanamento. Nel partire le LL. MM. sostarono per la prima volta nella nuova sala reale alla stazione di Roma, che era stata addobbata con molto gusto. Prima di lasciar Roma il Re compì un altro atto generoso: egli donò alla città le aree attigue all’Esposizione per crearvi un giardino pubblico.

Quel mese di maggio fu funestissimo a Roma, che vide sparire in poco tempo una vera pleiade di uomini insigni. Mori Diomede Pantaleoni, l’amico di Cavour, il patriota da tutti stimato; morirono il generale Regis, il professor Carlo Belviglieri, il principe di Sarsina, e Terenzio Mamiani, nella sua casa in via Varese, dopo lunga agonia. Roma voleva conservare la salma del suo grande cittadino, ma Pesaro reclamò tanto onore, e il Municipio dovette limitarsi a stanziare una somma per erigergli un monumento. E come se tutte queste morti non avessero sparso abbastanza lutto sulla città, giunse dall’Africa la notizia della morte di Ernesto Parent, giovane ufficiale di marina, conosciutissimo qui, che aveva sposato da pochi anni la signora Anna Maria Marucchi; poi giunse quella della morte del capitano Margiocchi e del tenente colonnello Putti. Parent e Putti pare si fossero suicidati in un accesso tremendo di perniciosa. L’Africa riusciva davvero fatale agli italiani.

In quello stesso mese di maggio si adunava alla Consulta la conferenza sanitaria, presieduta dal senatore Carlo Cadorna. A capo di ogni delegazione erano gli ambasciatori presso il nostro Governo. Per proposta dell’ambasciatore della Repubblica Francese, s’istituirono due sotto commissioni, una diplomatica e una tecnica. Italia e Francia, penosamente colpite dal colera dell’anno precedente, avevano interesse a evitare il rinnovarsi dell’epidemia, e i loro delegati lavorarono concordi a quello scopo.