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del Papa ve ne erano di ogni nazione. Questa domanda, cui il generalc non poteva aderire, perché implicava una intromissione delle potenze nella capitolazione di Roma, che avrebbe potuto avere incalcolabili conseguenze, turbò il generale per modo, che egli tutto intento a rispondere all’Arnim e a dimostrargli che l’ingerenza della diplomazia era inutile e dannosa, non udì i gridi degli antiboini e non vide il loro scorretto atteggiamento. Il Bixio, impetuoso e intollerante degli insulti, dimenticando che spettava al Comandante in capo di provvedere, invece di avvertirlo, vedendolo tutto assorto in colloquio con l’Arnim, ne usurpò il potere, e richiamò i prigionieri al rispetto, costringendoli a salutare. Il Cadorna a voce sommessa, frenò gl’impeti del comandante la 2’ divisione. Questo breve incidente, che dimostra come il Cadorna avesse ragione a non volere il Bixio a Roma, indispettì il Bixio, il quale chiedeva subito un congedo. Ma la cosa non fini qui e Petruccelli della Gattina prima e il Guerzoni poi, che era con la 2° divisione, vollero fare apparire il Cadorna poco curante dell’onore militare e ne nacque una polemica che si è svolta nell’Antologia e nel Fanfulla della Domenica. Appunto nell’anno 1880 il Cadorna scriveva in questo giornale:
«L’esercito nostro, per qualche sciagurato papalino non ebbe sfregio. Il redarguire del capo non ebbe luogo dopo la sconveniente iniziativa di un subordinato; ma il vero è che il tipo redarguì il generale pontificio che aveva alla sua sinistra, non appena seppe e vide irregolarità di contegno in taluni che gli sfilavano davanti, come redarguì il subordinato che si teneva alla sua destra, quando si fece lecito dì usurpare per un istante le sue attribuzioni. Redarguì, ma senza clamori, senza apparato teatrale, che reputò tanto meno opportuno in quella situazione.»
Il ponte di ferro dì San Giovanni dei Fiorentini, quello di Sant’Angelo erano guardati, e il Vaticano era difeso, ma ciò non poteva impedire che gli abitanti dei Borghi, ardenti patrioti non tumultuassero. Difatti in circa 2000 andarono sulla piazza San Pietro, e i gendarmi del Vaticano fecero fuoco sulla folla.
L’urgenza dell’occupazione si faceva sentire, e il Kanzler inviò al Cadorna la richiesta lettera. Allora il general Cavalchini, comandante la brigata Lombardia, andò a occupare i quartieri dietro il Vaticano. Il Cadorna dichiarò all’Antonelli che avrebbe ritirate le truppe a sua richiesta, e il Segretario di Stato di Sua Santità, scrisse al Comandante in Capo e confermò al general Cavalchìni che l’occupazione continuasse. Dunque se le nostre truppe sono nella città Leonina è perchè il Papa Pio IX lo ha voluto.
Del resto il general Cavalchini fu sempre cortesemente trattato dall’Antonellì e fra di loro non ci furono mai attriti.
Ma mentre Pio IX, costretto dalla necessità, invitava il Cadonra a occupare le adiacenze del Vaticano, violava subito la capitolazione, mandando gli svizzeri a guarnire il Quirinale e alcuni Cardinali di stanza alla Consulta, fra i quali il Mattei, elemosiniere apostolico. Queste contradizioni erano nel carattere del Papa, che mi studierò di tracciare a suo tempo. I prigionieri mercenari erano stati diretti su Civitavecchia per essere rimpatriati, essi erano 4500; gl’indigeni erano stati mandati ad Alessandria. 11 generale Zappi aveva chiesto, come molti ufficiali romani, il permesso al general Cadorna di recarsi in Isvizzera.
Il quartiere generale del 4° Corpo, dopo l’entrata ufficiale delle truppe a Roma, era stato posto in piazza Colonna, nel palazzo Piombino, ora demolito, e la sera del 21 il popolo una calorosa dimostrazione al general Cadorna al grido di: «Viva il nostro liberatore!» Il generale dovette affacciarsi più volte per ringraziare. Il Bixio aveva preso stanza al palazzo Corsini, il Cosenz all’ Hotel de Rome», sul Corso ov’è ora, il Masi, nominato comandante dì Roma, a Montecitorio,