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Alla Camera, meno che per gl’incidenti provocati da Coccapieller, vi fu poco di notevole durante l’inverno. La seduta più importante fu quella in cui si discusse il libro Verde sull’Egitto. Dai documenti di quel libro l’on. Sidney Sonnino crede rilevare che il Governo avesse fatto dichiarare dall’ambasciatore Menabrea al gabinetto inglese che non poteva inviare un corpo d’esercito in Egitto.
L’on. Mancini disse che il documento era stato male interpretato, e il ministro della guerra aggiunse che al tempo dei fatti d’Egitto due corpi d’esercito erano pronti a partire.
Una impressione maggiore fecero le dichiarazioni del ministro degli esteri sull’unione perfetta dell’Italia con l’Austria-Ungheria e con la Germania, tendente a scongiurare pericoli di esterne aggressioni, e che aveva fatto scomparire lo stato d’isolamento, che tutti deploravano, e paralizzata ogni legittima influenza dell’Italia in Europa.
Il paese capì che vi erano impegni formali fra il nostro Governo e i due imperi, e capì pure che il Ministero era giunto a tracciarsi una linea di condotta nella politica estera. Questa sicurezza spinse la Camera ad appoggiare la politica estera del Governo, sulla quale non vi fu nessuna battaglia, come nessuna ne fu impegnata sui diversi bilanci. Soltanto da Sinistra si faceva guerra al Depretis per la sua politica interna, troppo simile a quella della Destra. Sul finire di maggio fu posto in discussione il programma del Governo e la Camera venne a un voto, che indicava chiaramente al Presidente del Consiglio che per conservare la fiducia di lei doveva staccarsi dagli elementi meno moderati del suo Ministero, che erano gli on. Baccarini e Zanardelli. Difatti l’on. Depretis ricompose il nuovo Ministero conservando tutti gli antichi colleghi; soltanto al ministero dei lavori pubblici pose l’on. Genala, a quello di grazia e giustizia l’on. Gannuzzi-Savelli. Queste due nomine furono consacrate da una maggioranza nuova, composta della Destra e dei centri, e gli onorevoli Cairoli, Crispi, Baccarini, Zanardelli e Nicotera si posero a capo della Sinistra ricostituita. Essi furono chiamati i Pentarchi, ma per lungo tempo non riuscirono a vincere la nuova e compatta maggioranza.
Ho detto che don Fabrizio Colonna era stato eletto contro Ricciotti Garibaldi. Il nuovo deputato patrizio si fece subito molto onore alla Camera chiedendo che fosse iscritto all’ordine del giorno il progetto per la bonifica dell’Agro Romano. La Camera approvò la bonifica idraulica e la bonifica agricola per una zona di 10 kilom. intorno a Roma.
In marzo era stato promulgato il decreto reale che approvava il piano regolatore per Roma; in quello stesso mese il municipio contraeva un prestito di quindici milioni con la Banca Nazionale d’accordo con le case Baring e Hambro di Londra. Quel denaro occorreva per metter mano ai lavori e non rappresentava altro che la prima parte del prestito di 150 milioni della città di Roma, che fu negoziato sui mercati esteri, e che il Governo garanti.
Il 12 aprile il Governo aveva ripreso i pagamenti in valuta metallica, e tutti correvano agli sportelli delle banche e all’intendenza di finanza per cambiare in oro e argento i biglietti, ed aver la soddisfazione di maneggiare, dopo tanto tempo, i pezzi di 20 o 10 lire e i grossi scudi di 5.
Il municipio mise subito mano ai lavori della larga via che ora porta il nome di corso Vittorio Emanuele, al proseguimento della via Cavour, all’allargamento della via Cacciabove, incominciò le espropriazioni del Ghetto dalla via Fiumara, e acquistò per conto del Governo il palazzo Corsini per ridurlo a palazzo delle Scienze. Il principe don Tommaso Corsini, con nobile disinteresse, regalò allo Stato la biblioteca e la mobilia.
Era già stata approvata la spesa di un milione per erigere il monumento Garibaldi. Fu ban-