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avesse fatto acquistare dalla biblioteca una raccolta di libri di un suo zio. L’on. Bonghi si difese bene e la sua onestà risultò lampante dalle dichiarazioni dell’on. Coppino e dell’on. de Sanctis, che erano stati ministri dopo di lui, ma non così egli potė lavarsi dall’accusa d’imprevidenza per aver dato l’ordine del cambio dei doppioni, benchè tutti i ministri dell’istruzione pubblica avessero la loro parte di colpa nelle dispersioni, come asseriva l’on. Martini.

La Camera non potè discutere il progetto di legge sul corso forzoso, perchè gli uffici non poterono terminarne l’esame prima delle vacanze, che dovevano esser lunghe quell’inverno, a motivo del viaggio dei Sovrani e dei ministri in Sicilia e la Camera non si sarebbe potuta riaprire altro che tardi. Una sorte quasi simile a quella dell’abolizione del corso forzoso toccò alla riforma elettorale. L’on. Zanardelli presentò una voluminosa relazione, che nessuno ebbe tempo di esaminare e cosi il progetto di legge non potè esser discusso.

Il 28 novembre fu aperto al pubblico il teatro Costanzi con la Semiramide. L’opera non piacque, ma il teatro piacque moltissimo. Con applausi prolungati fu acclamato il Costanzi e si volle vedere insieme con l’architetto Sfondrini, col Brugnoli, che aveva dipinto la volta, e col bravo Luigi Bazzani.

I Sovrani, che dopo la morte di Vittorio Emanuele erano andati raramente al teatro, vollero onorare quella festa della città e anch’essi furono applauditissimi. Non c’era un palco vuoto, altro che i due fissati dall’ ex-Kedivè, il quale non era ancora giunto a Roma. Il Costanzi, che aveva speso due milioni nel teatro, quella sera non li rimpiangeva davvero, vedendo come tutti ammiravano il suo teatro. Il Re lo creò cavaliere e lo riceve al Quirinale.

Un’altra inaugurazione, meno grandiosa, ma della quale Roma parlò per qualche giorno, fu l’inaugurazione del caffè Sommariva sotto il portico di Veio, caffè detto delle Colonne, che ebbe una celebrità e divenne il ritrovo di chi fa di notte giorno. Servivano le Kellerine e la gente che non voleva entrare, si affollava davanti per vederle tutte vestite di nero, con i polsini e il grembiule bianchi, procaci e svelte andar da un tavolino all’altro dispensando sorrisi e raccogliendo monete nel piattello. Allora la più elegante e la più ammirata era una francese, Hannah, che fece gli onor della inaugurazione.

Accanto al caffè delle Colonne era stata aperta la trattoria del Fagiano, vecchia trattoria romana, frequentatissima per molti anni, specialmente da giornalisti e da artisti. In piazza Montecitorio, cioè alle spalle di questi due stabilimenti, si apri pure l’albergo Milano, che ha sempre avuta una buona clientela. Al primo piano del palazzo Wedekind si stabili il Circolo Nazionale, il piano delle piazze Colonna e Montecitorio fu regolato, e cosi esse migliorarono molto in quell’anno.

Il municipio aveva fatto molti lavori di fognatura, aveva stabilito ai Cerchi un mercato per gli erbaggi, aveva aperto al pubblico transito quel viale che da piazza Vittorio Emanuele va a Porta Maggiore e intrapreso i lavori per la via Cavour. Per i lavori della piazza dell’Esquilino era stata rimossa la colonna in memoria dell’abiura di Enrico IV che è dinanzi alla facciata della Basilica di Santa Maria Maggiore. In Vaticano si meno molto rumore per quel fatto e le discussioni in città duraron del tempo, finchè la colonna non fu eretta di nuovo.

Una provvida deliberazione era stata adottata dalla benefica società per gli Ospizi Marini. Essa aveva acquistato ad Anzio l’antica villa Albani, già residenza di Pio IX e dalla quale una volta aveva assistito alle manovre combinate del suo esercito con l’Immacolata Concezione. Dal 1880 in poi i poveri bimbi scrofolosi furon mandati a fare i bagni ad Anzio ed ebbero una vasta e bella dimora.