scandalizzato da tanta curiosità, scrisse una poesia A proposito del processo Fadda, che stampò nel Fanfulla della Domenica, e fu avidamente letta. Riproduco qui quella poesia perchè oltre ad essere un gioiello letterario è la più bella critica che si potesse fare della crudele curiosità muliebre:
Da i gradi alti del circo ammantellate
di porpora, esse ritte
ne i lunghi bissi, gli occhi dilatati,
le pupille in giu fitte,
abbassavano il pollice nervoso
de la mano gentile.
Ardea fra bianche nuvole estuoso
il sol primaverile
su le superbe, e nella nera chioma
mettea lampeggiamenti.
Fremea la lupa nutrice di Roma
da i lor piccoli denti,
bianchi, affilati fra le labbra rosse,
contratte in fiero ghigno.
Un selvatico odor su da le fosse
vaporava maligno.
Era il sangue del mondo che fervea
con lievito mortale,
su cui provava già Nemesi dea
al vol prossimo l’ale.
E le nipoti di Camilla, pria
di cedere le mani
ai ferri, assaporavan l’agonia
de’ cerulei Germani
|
Voi sregolate, o belle, i pasticcini
fra il palco e la galera,
ed intente a fornir di cittadini
la nuova italica era,
studiate (o professor Giovanni Rizzi,
anche questo è ideale)
gli abbracciamenti dei cavallerizzi
fra i colpi di pugnale;
e palpate con gli occhi abbracciatori
le schiene ed i toraci,
mentre rei gerchi fra sudici odori
testimonian su i baci.
|