Pagina:Emma Perodi - Roma italiana, 1870-1895.djvu/246


— 234 —

Un decreto reale, da emanarsi entro un anno dalla promulgazione della presente legge, determinerà la durata dell’esenzione applicabile alle aree fabbricabili, comprese nei singoli perimetri, che saranno dal decreto stesso graficamente designati.

Art. 14. — Le opere da eseguirsi dal comune di Roma, in esecuzione della presente legge, sono dichiarate di pubblica utilità, e per la loro esecuzione rimangono fermi i concorsi a carico della provincia, che sono stati deliberati dal Consiglio provinciale o che siano per legge dovuti da altri comuni.


Il concorso per Roma non venne in discussione prima delle ferie estive perchè la Camera si trattenne lungamente ad esaminare il progetto di legge sulle costruzioni ferroviarie, che pur votò, e quello sul macinato approvato pure e respinto dal Senato con molte modificazioni, e che portò alla caduta del Ministero Depretis. Per quel giochetto d’altalena, che era il risultato della mancanza di unione nel partito, salì di nuovo al Governo l’on. Cairoli, che si riserbò nel nuovo Gabinetto la presidenza e gli esteri. Il Villa ebbe l’interno, il Varè la grazia e la giustizia e il Baccarini i lavori pubblici, il senatore Perez l’istruzione pubblica, il generale Bonelli la guerra con l’interim della marina, e Bernardino Grimaldi, che era allora un uomo nuovo al Governo, le finanze.

La Camera si riunì il 17 luglio e il Cairoli nel presentare il nuovo ministero espresse la fiducia che il dissidio fra il Senato e la Camera potesse appianarsi, perchè i due rami del Parlamento volevano ambedue l’abolizione del macinato, e non vi era discordia altro che sull’applicazione.

Dal discorso del Cairoli si capì che egli aveva voluto rovesciare il Gabinetto precedente senza avere poi un programma finanziario diverso da quello del Depretis nella sostanza, e da ciò se ne argui male per la vita del Ministero.

Subito si riprese la discussione sul macinato e furono approvati alcuni articoli del progetto emendati dal Senato e la tassa sul grano che doveva essere abolita nel 1884. Fino dal 1879 il granturco, l’orzo, la segala e l’avena erano esenti dalla tassa sul macinato.

Le nuove tasse sugli alcools, sugli zuccheri e altre ancora non colmavano il vuoto del macinato. Il Sella aveva detto che l’abolizione di quella tassa era un salto nel buio, e i ministri delle finanze che sono venuti dopo se ne sono accorti.

La Camera tenne sedute fino al 23 di luglio per votare i bilanci, ma non si occupò nè del riscatto delle Ferrovie Romane, nè del disegno di legge per il concorso a Roma, che doveva dormire lungamente. Era stato riconosciuto difettoso negli uffici appena preso in esame, e nella città stessa si diceva fosse redatto per modo da far costruire tutti gli edifizii di cui abbisognava il Governo, senza dare alla città utile vero.

Intanto ogni lavoro d’iniziativa municipale restava sospeso da quel disegno di concorso e i lavoranti ne risentivano. Dal 1870 al 1878 erano stati spesi a Roma circa 80 milioni in lavori edilizi e moltissimi operai, attratti dalla prospettiva di guadagnar meglio che nei loro paesi, si erano riversati su Roma. Invece i tanto strombazzati lavori del Tevere andavano così lentamente che non erano state spese altro che 900 lire. Da ciò un gran disagio nelle classi lavoratrici e continue angustie dell’on. Ruspoli, il quale avendo concluso un accordo col Depretis fin da principio che salì al potere, vide ritardata la presentazione del disegno di concorso per la poca stabilità del Ministero, poi lo vide accogliere piuttosto male alla Camera, e finalmente, caduto il Depretis, dovè riprendere le trattative ab ovo col successore di lui, con una perdita di tempo di sette mesi.

Non starò a dire tutte le fasi per le quali passò il Concorso Governativo; basti sapere che alla fine del 1879 non era ancora votato, e la Giunta dovè preparare il bilancio con la solita incertezza di un anno prima.