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La Camera, dal marzo alle vacanze di Pasqua, votò il trattato di commercio con la Francia, quello di commercio e navigazione con la Grecia, la creazione dell’Accademia navale a Livorno e la tariffa doganale. Si ebbero poche interrogazioni e nessuna discussione importante in quel periodo di tempo, così che il lavoro andò avanti bene.

Al Caracciolo di Bella, che aveva dato le dimissioni dopo la caduta del ministero Depretis-Crispi, era succeduto il marchese Gravina, ma in quel tempo di lutto quasi nessuno si accorgeva che vi fosse un prefetto al palazzo Valentini, come non si accorgeva che al Quirinale vi fosse la Corte. Eppure oltre le LL. MM. era a Roma anche il duca d’Aosta, che comandava il VII corpo d’esercito e abitava la palazzina che Vittorio Emanuele s’era fatto costruire, senza che prima della morte potesse rinnovarla. Il giovane Re, nei primi tempi del suo regno, aveva provato il bisogno di avere a fianco l’unico fratello e il suo più affezionato amico per consultarlo nei momenti difficili.

La famiglia Reale viveva riunita e ritirata; la Regina aveva sospeso le visite a tutte le scuole e non usciva quasi mai. La sua delicata salute era stata scossa dal dolore e ogni distrazione le riusciva penosa.

Il nuovo Papa faceva poco parlare di sé. In primavera aveva rivolta una mite allocuzione ai cardinali, nella quale pareva che soltanto pro forma rivendicasse i diritti sul potere temporale; ma poco dopo una violenta enciclica distrusse l’effetto di quella prima e moderata manifestazione della sua volontà. Leone XIII ricevè anche il signor Luigi Veuillot, direttore dell’Univers, il quale gli portò 74,000 lire per l’Obolo di San Pietro, e fu accolto con la stessa deferenza con cui accoglievalo il Papa precedente. Ancora non si aveva avuto agio di giudicare la linea politica che avrebbe tenuto il nuovo Pontefice, ma nelle forme seguiva le consuetudini stabilite dal suo predecessore e come lui permetteva ai clericali di partecipare alle elezioni amministrative. Però i candidati della Voce della Verità e dell’Osservatore Romano furono battuti completamente da quelli liberali, benchè alcuni fossero portati anche dal Popolo Romano, che era diventato un giornale importante, e aveva sede nel palazzo di via delle Coppelle, ov’è stato tanti anni.

Al principio dell’estate s’inaugurò il palazzo della Posta a San Silvestro, che fu giudicato molto brutto e indegno di Roma.

Dopo le elezioni amministrative, l’on. Emanuele Ruspoli fu nominato sindaco di Roma ed egli di li a poco sposava donna Laura Caracciolo di Bella, figlia dell’ex-prefetto, e intraprendeva insieme con la sposa un lungo viaggio.

I Sovrani dopo avere assistito il 9 luglio al Pantheon a una messa commemorativa in suffragio dell’anima del Gran Re, deposero il lutto e si recarono in forma ufficiale a Spezia per il varo del «Dandolo» e quindi fecero il loro solenne ingresso a Torino, visitarono Milano e poi Venezia, ove la Regina rimase a fare i bagni.

Il conte Corti ministro degli esteri, era al congresso di Berlino; il Cairoli dopo una breve malattia era andato a raggiungere il Re a Milano, la Camera chiusa, molta gente trovavasi a Parigi per l’Esposizione, così che la vita taceva a Roma e tacque lungamente in quell’anno.

In autunno i Sovrani ripresero la loro visita nelle provincie del Regno. Andarono a Firenze, a Bologna, ad Ancona, a Foggia e da quella città si diressero a Napoli, che doveva essere l’ultima tappa di quel viaggio trionfale.

Il 17 il Re arrivò a Napoli proveniente da Caserta insieme con la Regina ed il Principe di Napoli. Fu ricevuto alla stazione dalle autorità e dopo scambiati i saluti d’uso salì in carrozza insieme con il Presidente del Consiglio Cairoli, con la Regina ed il Principino. Giunta la carrozza