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a più di duemila, si accalcavano sulla via tenuta dal corteggio; non una guardia, nessun cordone di soldati; i soli svizzeri che scortavano la processione.

Precedeva il Sacro Collegio; solo in mezzo, il cardinal di Pietro, pro-decano, poi i cardinali dell’ordine dei vescovi, quindi il Camarlengo Pecci e i cardinali dell’ordine dei preti e infine quelli dell’ordine dei diaconi. Gli occhi della folla si posavano a preferenza sui cardinali Bilio, de Luca e di Pietro, che erano considerati papabili, e sul cardinale Hohenlohe, che si voleva fosse il candidato del potente impero tedesco. Il Cardinale rifiutato come ambasciatore, non era stato più a Roma stabilmente dopo il 1870, e abitava per solito la villa d’Este a Tivoli.

Seguiva la Croce, il Seminario e il Capitolo di S. Pietro, recando torcie accese, e finalmente il celebrante, che precedeva la salma del Pontefice. Questa giaceva sullo stesso letto su cui era stata esposta al pubblico, ed era portata a spalla dai sediari e dai palafrenieri pontificii e da alcuni esenti della Guardia Nobile. Intorno quattro soli ceri portati da quattro canonici di S. Pietro; dietro i dignitari della Corte, i principi assistenti al Soglio, Orsini e Colonna, il marchese Urbano Sacchetti, furiere maggiore, il marchese Serlupi, cavallerizzo maggiore. I professori Ceccarelli e Antonini, il primo chirurgo, e il secondo medico del Papa, camminavano intorno al feretro. Intanto i cantori della Cappella Giulia cantavano le meste note del Miserere.

Quando il corpo del Papa giunse dinanzi al cancello della cappella Clementina, il corteggio si fermò un istante, e il feretro fu voltato per farlo entrare con la testa verso l’altare.

Deposto il feretro nel mezzo fra dodici ceri, il Sacro Collegio e tutto il Clero e la Corte presero posto negli stalli canonicali, mentre il corpo diplomatico si riuniva nella tribuna a destra dell’altare, dirimpetto alla loggia dei cantori.

Dopo alcune preci fu cantato il Quemadmodum desiderat cervus, al quale tenevano dietro altre preci e la lettura di un’elegia latina pel defunto Pontefice, che fu posta nella cassa funebre.

Intanto dinanzi all’altare si erano recate le tre casse; il corpo, vestito pontificalmente così com’era, fu tolto con la coltre rossa dal letto e deposto entro la prima cassa di cipresso tappezzata di drappo cremisi. Il volto di Pio IX fu coperto da un bianco lino e ai piedi vennero deposte due borse rosse, contenenti le 96 fra monete e medaglie coniate sotto il suo pontificato. Questa cassa fu collocata entro una seconda di zinco, che fu saldata e sigillata in presenza di tutti, poi racchiusa in una terza di pino di color rossastro.

Alcuni confratelli della Compagnia del SS. Sacramento, che ha questo antico diritto, presero allora la cassa mortuaria e la deposero sopra un piccolo carro con ruote, che fu coperto con la coltre di velluto nero con gli stemmi della Camera apostolica, padiglione e chiavi in campo rosso, ai quattro angoli.

La processione si mosse, e i cardinali si collocarono in mezzo alle guardie svizzere fuori della cappella e proprio davanti al monumento di papa Cybo, dinanzi al quale, sopra la cantoria, dovea farsi la tumulazione. I cantori intonarono il Benedictus, il celebrante, dopo un’ultima prece dinanzi alla cassa, uscì dal Coro e si pose di fronte al sarcofago.

Il carro allora si mosse, tirato da confratelli vestiti di scarlatto, e spinse la pesante cassa dinanzi alla cantoria. Fin dalla mattina l’avello che per tanti anni aveva custodito le ceneri di Gregorio XVI era stato scoperto, i sampietrini vi avevano adattato sopra un’armatura per sollevare il feretro. Giunto questo dinanzi all’avello, il Sacro Collegio si ritiro, lasciando il corpo del Pontefice in custodia al Capitolo Vaticano. La cassa, legata con più corde, fu sollevata per mezzo di un argano, il cui cigolio faceva una impressione sinistra in mezzo al silenzio della Basilica. La cassa