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Compiuta la mesta cerimonia tutti gli astanti si ritirarono e la salma rimase in custodia delle Guardie Nobili che hanno il diritto e il dovere di vegliarla fino al momento della tumulazione.

Roma aveva preso il lutto anche per la morte del Papa e appena la notizia se ne sparse in città tutte le botteghe si chiusero, e se non si chiusero i teatri fu perchè non si seppe in tempo per impedire le rappresentazioni.

Il popolo si recò numerosissimo a visitar la salma in San Pietro, ove rimase esposta tre giorni. L’ingresso era regolato dalle guardie municipali e dai carabinieri. Si entrava dalla porta laterale sinistra, tutta spalancata, e si usciva da quella di destra. Anche dentro la chiesa vi erano cordoni di guardie per regolare la folla, fino al cancello della Cappella del Sacramento. Qui i sampietrini davano accesso ai devoti per il bacio del piede.

La salma di Pio IX era deposta su un letto parato di rosso e rivestita della tonacella, la dalmatica e la pianeta rossa; alle mani, che teneva giunte sul petto, aveva guanti ricamati d’oro, e sul capo la mitria d’oro. Ai lati del letto pendevano i due cappelli rossi, che nelle funzioni solenni portano i camerieri segreti.

Agli angoli del letto vi erano quattro Guardie Nobili in piccola tenuta colla sciabola in mano e la bandoliera velata. I piedi del Papa erano coperti di scarpe nuove di velluto rosso e posti in guisa che il pubblico potesse baciarli comodamente. I più baciavano quello destro.

Pio pareva che dormisse; sul suo volto calmo non si scorgeva nessuna contrazione, nessun segno di perturbamento. Della morte non aveva altro che un leggero pallore, che rendeva la sua fisonomia più bella.

La porta in fondo alla cappella, resa preziosa dal sarcofago bronzeo del Pallaiolo, su cui è distesa la imponente figura di Sisto IV, era vegliata da una sentinella svizzera e da un milite della Guardia Palatina.

Verso le dieci del primo giorno, i carabinieri, le guardie municipali erano impotenti a trattenere la folla, e si chiese l’aiuto di una compagnia di linea. Il giorno dopo, un battaglione del 56° di fanteria, regolava meglio il passaggio della folla e ai devoti non era più permesso il bacio del piede. Il terzo giorno maggiore fu il numero dei visitatori, ma maggiore anche il numero dei soldati, così che tutto potè procedere col massimo ordine.

Il giorno 14 alle 6 e mezzo di sera, usciva dalla sacristia di San Pietro il Capitolo processionalmente, scortato dagli svizzeri con le alabarde, e si avviava in mezzo al silenzio imperante nel tempio grandioso, alla Cappella del Sacramento, per prendere la salma del Pontefice.

I cancelli della Cappella erano spalancati e il corpo era stato tirato indietro per modo da occuparne il centro; tutte le Guardie Nobili con i loro esenti, tutte le Guardie Svizzere con i loro ufficiali e i graduati della Guardia Palatina circondavano il feretro.

Il Sacro Collegio dei Cardinali in cappa violacea orlata di rosso, con la berretta e lo zucchetto in parte attendeva nella Cappella del Sacramento e in parte in quella del Coro.

Entrato il Capitolo Vaticano nella cappella funebre e dispostosi intorno alla salma del Pontefice, monsignor Folicaldi vestito del pluviale nero a ricami d’oro, dette il segnale della partenza e l’imponente processione s’incamminò a traverso la navata maggiore della Basilica descrivendo un mezzo cerchio sin quasi all’altare della Confessione.

Il vasto tempio era illuminato da poche torcie disposte sotto le arcate delle navi minori; sei soli ceri ardevano sull’altare papale; l’effetto era solenne e imponente. Gl’invitati che ammontavano