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Appena il Papa fu spirato il cardinal Camarlengo, che era l’Em. Pecci, procedè, assistito dal notaro apostolico, al riconoscimento del cadavere, sollevando il bianco lino con cui erane stato coperto il volto, e prese in consegna l’anello Pescatorio. Quindi assunto il governo temporaneo della Chiesa, fece, dai cardinali presenti in Vaticano, nominare un aiuto al cardinal Decano, Amat, che era infermo, nella persona del cardinal di Pietro, uomo colto, mite e notissimo per prodigalità e per la mania di posseder ville nei dintorni di Roma, e ordinò al cardinal Vicario di notificare alla città di Roma l’avvenuta morte, disponendo che i funerali fossero celebrati nella Basilica Vaticana, appena vi fosse trasportata la salma del Pontefice, e in tutte le chiese della città, ordinando che nella messa e nelle funzioni fosse aggiunta la colletta Pro Pontifice eligendo finchè durava la vacanza della Sede apostolica.

Sempre per ordine del Camarlengo si chiusero tutti gli accessi del Vaticano meno quello dalla porta di bronzo, e in quei primi tempi di Sede vacante si vedeva il cardinal Pecci camminare per il palazzo con un gran mazzo di chiavi in mano, sorvegliando l’esecuzione degli ordini dati.

La salma di Pio IX fu imbalsamata la sera del 9 sotto la direzione del professor Ceccarelli, e precisamente dai professori Petacci e Topai, in presenza dei dottori Antonini, Battistini, Trini, Sciarra, Melata e Capparoni. La farmacia Langeli fornì i medicinali e si praticò il sistema misto. Il precordio fu rinchiuso in un vaso di cristallo. Quelli dei precedenti Pontefici erano conservati nella chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio; quello di Pio IX, rimase nelle grotte Vaticane. La salma venne dopo esposta in una sala vaticana e furono ammesse moltissime persone a visitarla.

Alle 4 pom. del 10, fu interdetto l’ingresso alla sala ove era stato deposto il corpo del Pontefice, e si dette mano a rivestirlo degli abiti pontificali e ad adagiarlo sul letto sopra il quale doveva essere trasportato nella cappella del Sacramento, nella Basilica Vaticana.

Alle 5 il Pontefice era vestito completamente; aveva la mitria d’oro; le mani incrociate sul petto, sul quale posava l’immagine del Crocifisso.

Alle 6.30 i sediari sollevarono il funebre letto ed il corteo si mise in moto. Venivano prima, fra due file di guardie svizzere, i palafrenieri e poi il clero con torcie, i mazzieri e un distaccamento della Guardia Svizzera.

Subito dopo, il letto funebre circondato dalle Guardie Nobili e dai Penitenzieri della Basilica Vaticana, anch’essi con ceri.

Seguivano il feretro monsignor Ricci, maggiordomo, monsignor Macchi, maestro di camera, monsignor Samminiatelli, elemosiniere segreto, monsignor Vannutelli, sostituto di segreteria di Stato e i monsignori Negrotto, Casali del Drago, Di Bisogno e della Volpe, tutti camerieri segreti partecipanti. Inoltre il marchese Sacchetti, il marchese Serlupi, e il comm. Filippani, il duca di Castelvecchio, il principe Altieri e tutti gli ufficiali delle guardie nobili.

Venivano dopo i Cardinali, in grandissimo numero, con le torcie accese e salmeggiando, seguiti dal principe Orsini, assistente al soglio, dal maresciallo del conclave don Mario Chigi, dal principe Ruspoli, maestro del sacro Ospizio e da moltissimi altri membri dell’alta aristocrazia.

Il corteo era chiuso dai camerieri segreti di Sua Santità, e da un distaccamento della Guardia Palatina.

Alle 7 in punto la salma fece il suo ingresso nella Cappella del Sacramento, ricevuta dal Capitolo della Basilica. Posto a terra il feretro, i Cardinali l’attorniarono, e i cantori della Cappeila Giulia intonarono le preci d’uso; dopo le quali monsignor Folicaldi, canonico del Capitolo, dette l’assoluzione al cadavere.