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Esso componevasi cosi:

Uno squadrone di cavalleria, una batteria, una musica di fanteria, una compagnia del genio, un battaglione di bersaglieri, un distaccamento di marina, un battaglione alpino, un battaglione di fanteria.

Venivano poi una musica di fanteria, un battaglione d’istruzione, una compagnia di allievi carabinieri, un distaccamento della scuola di marina, un battaglione composto dell’Accademia di guerra, delle Scuole e dei diversi Collegi militari, una musica militare, l’ufficialità dell’esercito e dell’armata, il comandante delle truppe con lo Stato Maggiore a cavallo.

Sfilavano dopo il corpo insegnante e degli Istituti di scienze e belle arti di Roma, i sindaci e le giunte municipali di Roma e Torino, i presidenti e le deputazioni dei tribunali civili e di commercio, il Rettore e il consiglio accademico dell’Università romana, la deputazione provinciale di Roma, i segretari generali e direttori generali dei ministeri e della Casa civile del Re, e le deputazioni degli impiegati, il prefetto di Roma e il consiglio di prefettura, gli ufficiali generali di terra e di mare, la Corte d’Appello, le deputazioni del Consiglio superiore dei lavori pubblici, dell’istruzione pubblica, dei Comitati delle diverse armi, dei consigli consultivi dei ministeri di guerra e marina, il Comando generale dello Stato Maggiore, il Consiglio superiore di marina, la deputazione dei consigli e del Gran Magistero dei SS. Maurizio e Lazzaro, dell’ordine militare di Savoia, dell’ordine del Merito Civile di Savoia e dell’ordine della Corona d’Italia.

Quindi venivano la Corte dei Conti, la Corte di Cassazione, preceduta dai mazzieri, il Consiglio di Stato, i Deputati, i Senatori, un pelottone di trombettieri, i grandi ufficiali dello Stato, i cappellani di Corte e il parroco e il clero dei SS. Vincenzo e Anastasio, gl'inviati straordinari, i capi di missioni, i cavalieri dell’Annunziata, Lanza, Minghetti, Cialdini e Sermoneta, Sua Altezza Reale il duca d’Aosta, il Principe Imperiale di Germania, l’Arciduca Ranieri e il Principe Reale di Portogallo.

Seguiva i Principi il general Medici a cavallo con la spada di Vittorio Emanuele a traverso la sella. Dopo veniva il carro circondato dai ministri Depretis e Crispi, dai presidenti della Camera e del Senato, Farini e Tecchio, dai cavalieri dell’Annunziata, Ricasoli e Arese.

Un alto silenzio regnava per tutte le vie, benché fossero stipate di popolo. Sul carro piovevano dalle finestre fiori e corone.

Subito dopo il carro, camminava l’on. Correnti recando su un guanciale di velluto rosso la Corona ferrea dei re Longobardi, che si vuole fatta con i chiodi della Croce, e dietro il Capitolo e la fabbriceria di Monza, ai quali la corona è affidata, poi gli aiutanti di camera del defunto Re, il suo cavallo di guerra, che Vittorio Emanuele montava a Palestro e San Martino.

La vista di quel cavallo coperto di gramaglie destava in tutti la commozione. Lo seguivano ottanta bandiere dell’esercito accompagnate da una scorta d’onore, le rappresentanze dei municipi e delle provincie, le società e le corporazioni. Uno squadrone di cavalleria chiudeva il corteo, che lentamente giunse al Pantheon passando per le vie Venti Settembre, Quattro Fontane, Tritone, via due Macelli, piazza di Spagna, Babbuino, piazza del Popolo, Corso, via Lata, piazza del Collegio Romano, via Piè di Marmo, piazza e via della Minerva.

Il passaggio del corteo era accompagnato dallo sparo del cannone e dai rintocchi lugubri delle campane di Montecitorio e del Campidoglio.

Nella chiesa era stato eretto un superbo catafalco sormontato da un ricchissimo padiglione di velluto nero a frange d’oro.