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doppio originale, uno per il registro del Senato, scritto tutto dallo stesso Presidente, l’altro per l’archivio generale dello Stato, scritto dal comm. Tabarrini.
Assistevano alla cerimonia, in grande uniforme, l’on. Depretis, il conte Arese, S. E. il comm. Visone, ministro della Real Casa, S. E. il general Medici, primo aiutante di campo, il generale Bertole-Viale, gran cacciatore, il Marchese di Cocconito, gran scudiere, il generale de Sonnaz, il comm. Aghemo, il generale Pasi, il conte Panissera di Veglio, prefetto di palazzo, il colonnello Guidotti, i colonnelli Della Rovere e Carenzi, e il conte Menabrea, maestro delle cerimonie.
Appena finito di scrivere il verbale, il Presidente del Senato lo lesse egli stesso agli astanti.
Ecco il testo dell’atto di morte:
« Regnando Sua Maestà Umberto I, per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia.
« L’anno mille ottocento settantotto, in questo giorno 10 di gennaio, alle ore 6 pom., nella città di Roma, capitale del Regno d’Italia.
« Noi, Sebastiano Tecchio, cav. Gran Cordone dell’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia, presidente del Senato del Regno, nella nostra qualità di ufficiale dello Stato Civile della Reale Famiglia, assistito da S. E. il signor Agostino Depretis, cav. Gran Croce dell’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia, presidente del Consiglio dei ministri e ministro segretario di Stato per gli affari esteri, deputato al Parlamento Nazionale, nella sua qualità di notaio della Corona, e accompagnato dal signore comm. Tabarrini, senatore e segretario del Senato del Regno, ci siamo recati nel palazzo del Quirinale, e in questa camera da letto a piano terreno dell’appartamento particolare di Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele II, per lo scopo contemplato dagli art. 369 e 370 del vigente codice civile.
« Comparsi, in conformità dell’art. 386 del vigente codice civile, dinanzi a noi il signor comm. Lorenzo Bruno fu Giovan Battista, senatore del Regno, l’on. sig. comm. Guido Baccelli del fu Antonio, deputato al Parlamento Nazionale, professore il primo di clinica-chirurgica nella R. Università di Torino e il secondo di clinica-medica nella R. Università di Roma, e il signor cav. dott. Carlo Saglione del fu Angelo, medico di S. M. il Re Vittorio Emanuele II, l’uno dell’età di anni 57, l’altro di anni 47, e il terzo di anni 41, domiciliati il primo a Torino e gli altri due in Roma, alla presenza nostra e delle LL. EE. il conte Francesco Arese del fu Marco, cavaliere dell’ordine supremo della Santissima Annunziata, senatore del Regno, di anni 72, dell’on. deputato al Parlamento nazionale Francesco Crispi del fu Tommaso, cavaliere Gran Cordone della Corona d’Italia, ministro per gli affari interni, di anni 58, informati e richiesti, hanno dichiarato che alle 2 e mezza pom. del giorno 9 di questo mese, in questa città di Roma e nella camera anzidetta è morto S. M. Vittorio Emanuele II Re d’Italia, che era nato il 14 marzo 1820 in Torino, dalle furono LL. MM, il Re Carlo Alberto e Maria Teresa, arciduchessa d’Austria, granduchessa di Toscana, ed era rimasto vedovo della defunta Regina Maria Adelaide, arciduchessa d’Austria.
« Accertata cosi la morte della prefata Maestà Sua, il re Vittorio Emanuele II, Re d’Italia, di anni 57, mesi 9 e giorni 26, abbiamo redatto il presente atto di Stato Civile, scritto in due registri originali da conservarsi l’uno negli archivi del Senato del Regno, e l’altro negli archivi generali dello Stato, ai termini dell’art. 38 dello Statuto fondamentale del Regno, e dell’art. 370 del codice civile.
« Data lettura di questo a tutti i presenti sopra nominati, i medesimi l’hanno con me sottoscritto nel doppio registro originale.
(Seguono le firme).
Il cadavere del re Vittorio Emanuele, dopo redatto l’atto di morte, fu imbalsamato dal dottor Saglione con l’aiuto del dottor Savignoni. Tutto l’occorrente per l’imbalsamazione fu fornito dalla farmacia Garneri al Gambero, che era quella della Corte.