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Io t’ammiro, o gentile |
Quel tuo belo contento |
Fra tanta smania di rifar tutto, che sgomentava alcuni, il Governo fece la proposta di un disegno di legge, vivamente desiderato da quanti si vergognavano del gran numero di analfabeti che vi era fra noi: intendo parlare del progetto di legge per l’istruzione obbligatoria. A quella grande riforma va associato il nome del Coppino, ministro dell’istruzione pubblica di quel tempo, il quale per essere appunto nato in umile condizione capiva meglio di molti altri la necessità di quella riforma a benefizio del popolo.
I retrivi accusano la legge sulla istruzione obbligatoria di avere aiutato la diffusione delle idee sovversive fra le masse non più analfabete; ma essi con questo non accennano altro che agli svantaggi che ha fruttato quella legge, e non guardano ai vantaggi, che ha procurato, e che procurerà sempre più. Dove l’istruzione è penetrata si vede il popolo rinnegare la superstizione tradizionale ed acquistare maggior dignità personale. Che fosse un bisogno che l’ignoranza venisse considerata come una inferiorità, lo provano due fatti: come sono umiliati i vecchi che debbono confessare di non saper leggere nè scrivere, come sono frequentate le scuole. Nessun padre ormai nega al proprio figlio l’istruzione elementare quando non può dargliene altra, ma nelle città specialmente anche i figli degli artieri non si limitano a questa e continuano a studiare sia nelle tecniche, sia nelle scuole professionali e serali.
Prima della legge i benemeriti dell’istruzione furono la Lega popolare promossa da Biagio Placidi e i notabili di Trastevere. Essi distribuivano libretti di cassa di Risparmio ai migliori alunni e libri e medaglie. Ai primi del 1877 questa distribuzione si fece dai notabili Trasteverini con molta solennità nel Politeama Romano e il numero dei premiati dimostrò come la necessità della istruzione avesse fatto strada nella coscienza del popolo. La Lega distribui in primavera 80 libretti agli alunni di 40, di 25 e di 15 lire, e 12 premi di cento lire l’uno ai maestri. In quell’anno crebbe molto il numero degli alunni alle scuole comunali e anche la Scuola Superiore Femminile fu più frequentata, benchè la signora Fusinato fosse morta. Al posto di lei venne nominata la signora De Gubernatis, che ha dato a quella scuola tutte le sue cure, fino al momento della morte, avvenuta or fanno due anni.
La legge contro gli abusi del Clero, intempestivamente presentata alla Camera mise in agitazione i papisti stranieri e fece correre il Vaticano alle armi. L’ho tacciata d’intempestiva perché nel codice penale di quel tempo, vi erano disposizioni, che avevano efficacia di reprimere e punire ogni abuso del Clero, soltanto erano cosi andate in disuso, che nessuno sapeva sussistessero. Il Mancini volle armi nuove, la Camera gliele concesse, il Senato gliele negò, ma l’annunzio solo della pre-