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Al Papa lasciò un bel crocifisso di lapislazzuli e avorio. Si vuole che il testamento dell’Antonelli sia un documento storico importante.
Il corpo del Cardinale fu trasportato di notte tempo al Campo Verano, ove la cappella della sua famiglia, dalle bronzee porte, era appena terminata. Il Papa fece celebrare in suffragio dell’anima del defunto solenni funerali alla Traspontina e a Santa Maria in via Lata, della quale il defunto era patrono.
Ho taciuto delle avventure galanti del cardinale Antonelli e non solleverei certo quel velo steso sulla sua vita privata se non fossi costretta di accennare al processo intentato agli eredi dalla contessa Lambertini, la bellissima donna che ha fatto parlar tanto di sè a Roma per molti anni. La Contessa si diceva figlia del Cardinale e di una dama straniera. Subito dopo la morte, essa reclamò i suoi diritti alla cospicua eredità e ne nacque un clamoroso processo svoltosi durante molti anni.
Due altri dolori colpirono il vecchio Pontefice. Venne a mancare ai vivi il principe don Giovanni Ruspoli, assistente del Santo Uffizio e fedelissimo al Vaticano, e il vecchio cardinale Patrizi, vicario di Roma, senese di origine, e devoto anch’esso al Pontefice. Il giorno prima che il Cardinale spirasse, il principe Luigi Napoleone e l’ex-imperatrice Eugenia erano giunti a Roma e abitavano alla villa Bonaparte. Il Principe, rammentando che il cardinale Patrizi avevalo tenuto a battesimo, per procura avutane dal Papa, volle vederlo; ma il Cardinale era già entrato in agonia, e il suo desiderio non potè essere appagato.
Il primo incontro fra l’ex-Imperatrice dei Francesi e Pio IX fu commovente. La Sovrana spodestata, che forse rammentava che appunto la sua inalterata fedeltà al Pontefice aveva costato al marito l’impero e la vita, si gettò ai piedi di Pio IX e vi rimase lungamente singhiozzando.
Il Papa si affrettò a nominare un successore al cardinale Antonelli nella persona del cardinale Simeoni, nunzio a Madrid, ne dette subito uno al Vicario di Roma, e fu il cardinale Monaco La Valletta, tuttora vivente, ma che non occupa più quella carica, coperta ora dal mantovano cardinale Parrocchi. L’Amat succedette al Patrizi nel decanato del Sacro Collegio. La salma del Cardinale fu tumulata nella villa Patrizi fuori di Porta Pia per essere trasferita dopo dieci anni, come vuole la legge, nella chiesa di Santa Maria Maggiore.
L’ex-Imperatrice dei Francesi e il figlio andarono dopo il Vaticano al Quirinale e furono ricevuti dai Principi. Il patriziato romano dette in loro onore molti pranzi seguiti da ricevimenti. L’Imperatrice era indisposta e non andò altro che in casa Primoli, nelle cui sale si videro per la prima volta gli ambasciatori presso il potere spirituale e temporale. Il Principe andò anche in casa Roccagiovane, in casa Gabbrielli e dagli Sforza-Cesarini, ove incontrò il principe Umberto col quale parlò lungamente.
Il principe Luigi aveva bello il volto, che arieggiava quello della madre, un tempo bellissima, ma infelice il personale. La redingote, che portava quasi sempre, per il soverchio sviluppo del busto a danno delle gambe, gli formava attorno ai fianchi come una sottana. Ma questo difetto si dimenticava appena egli apriva bocca, perché gli occhi dell’uditore erano attratti verso il volto, che da insignificante si faceva espressivo. Non parlava molto, ma giustamente, però non si mostrava mai preoccupato di far la parte di oracolo. Quello che diceva era spontaneo e semplice, ed evitava sempre di alludere al passato, quasi la sua vita fosse incominciata dal giorno che aveva preso la via dell’esilio.
Egli vide tutto a Roma, e nel dopo pranzo dava sempre una capatina allo Skating Palace,