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idolatrata. Li consigliava di aver pazienza, li chiamava ciascuno pel suo nome in diminutivo, aggiungendovi degli epiteti di ineffabile tenerezza. Era uno struggimento!

E veramente li adorava con tutta la potenza d’un cuore di madre, e più ancora.

La Bina, la Bolletta e la Tesora - pare che a lei non piacessero che le femmine - facevano le fusa, in segno di aggradimento, e nell’accordo dei tre rumori sordi, che partivano dalle viscere dei tre animaletti, la levatrice si beava tutta.

Un uomo, in assai mal arnese, entrò, andò dritto alla levatrice e le dimandò:

— E così, signora Orsolina?

— E fatto il becco all’oca! - rispose la levatrice fregandosi le mani.

— Dunque siamo ricchi?

— Non ancora.

— Come! ancora nulla?

— Poca roba. Ma ho la cambiale di seimila da rinnovarsi fino al giorno che verranno i denari.