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Tanto più che questo metodo, il quale può aver un certo effetto descrivendo una bellezza classica, non val nulla per una donna del genere della mia sconosciuta.

Essa non era bella nel senso classico della parola. Aveva gli occhi turchini, e la tinta calda, strano contrasto, per cui si sarebbe detto ch’ella fosse nata dell’unione d’una Svedese e d’un Arabo o viceversa. Era grande e piuttosto esile. Nelle sue orecchie piccole, come quelle di un bambino, brillavano due carbonchi che, dato non fossero di strass finissimo, potevano valere un ventimila franchi.

Ell’era da più giorni a...., quando una mattina verso le undici un giovine, che era uscito poco prima dalla Banca Nazionale, entrò in un caffè dove sei o sette persone che stavano facendo colazione parlavano appunto di lei.

— Tutto quello che io vi posso dire - stava raccontando un d’essi - è ch’ella ha nome Ida e non è niente affatto nè svedese, nè inglese, nè danese, nè russa, ma è italiana, come io e voi.