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quattro milioni 293


L’interrogatorio di Ida Evanieff continuò per molto tempo su questo metro.

Anche un cieco, anche un sordo avrebbe scorso nel presidente la irremovibile convinzione della reità della fanciulla, e il proposito di condurre in modo il dibattimento che quella avesse a risultare anche ai giurati. C’era sul volto di lui quel risolino perenne, c’era nella sua voce un’intonazione di così marcata ironia, che si capiva essere impossibile che egli dovesse mutare di avviso ancorchè Gesù Cristo in persona fosse comparso a far testimonianza in favore della Evanieff.

A un certo punto, la coscienza della propria incolpevolezza e il sentimento della dignità offesa fecero nuova ribellione nell’animo della Ida, la quale rispose di non voler rispondere oltre, trovandosi troppo avvilita ed umiliata di dover spiegare la evidenza.

Il presidente annunciò che l’interrogatorio era chiuso e che si passava all’audizione dei testimoni.

Il primo ad essere udito fu il duca Raimondo Delpardo reduce dal Cairo.