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nistero le accusa del reato di simulazione di parto e di sostituzione d’infante. Che cosa ha a dire lei, signora Dimbowsruki, a sua difesa?

Ida sollevò la testa con un movimento pieno di energia e rispose:

— Nulla!

— Nondimeno ella ha sempre negato di avere commesso questo delitto.

— Certamente, e lo nego ancora.

— Ma il negare non basta - ripigliò il presidente - Bisogna dire le ragioni che valgano a dimostrare che tale negazione è vera. Noi non siamo qui col preconcetto di condannare. Noi vogliamo fare la luce. Bisogna distruggere tutti gli indizi sfavorevoli, sforzandosi di far entrare nell’animo dei signori giurati la convinzione della propria innocenza.

— Ma come lo potrei - rispose Ida - se loro mi hanno trascinata fino a questo estremo punto? Come io potrei, se loro credono piuttosto a chi mi accusa che a chi mi ha pienamente difesa colla propria testimonianza? Oramai io non posso far altro che sfidare di nuovo la mia calunniatrice a guardarmi ben fissa negli occhi un solo minuto, come io guarderò lei, s’ella n’è capace.

Così dicendo, Ida si levò da sedere e fissò