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276 | ivon |
Il giorno dopo, con 500 franchi che avevo saputo mettere a parte senza ch’egli se ne accorgesse, partii da Parigi, lasciandogli una lettera nella quale gli dicevo che mi ero lasciata rapire da un uomo, di cui ero perdutamente innamorata; che non tentasse di seguirmi, perchè gli sarebbe stato impossibile di raggiungermi, ancorchè avesse scoperta la direzione da me presa; che fra quindici giorni gli avrei scritto, e che se egli mi avesse perdonata la mia fuga e mi avesse dato prove di voler essere un vero padre, gli avrei fatto sapere dove fossi andata a rifugiarmi.
Il mio progetto era di arrolarmi come cavallerizza in qualche compagnia equestre e di approfittare intanto del dono della mia voce, che avevano trovata tutti eccellente, per mettermi sul teatro. Giunta a Torino, mi presentai or sono tre o quattro anni a Guillaume, che mi accettò a braccia aperte. Assunsi il nome di madamigella Evanieff, e lavorai nel suo circo qualche tempo presentandomi come écuyère di alta scuola. Con lui andai a Napoli e in altre principali città di Italia. Fui a Vienna con Renz, finchè un giorno in una caduta da cavallo mi ruppi un braccio e dovetti rinunciare per molto tempo all’arte. Mi diedi allora a studiare più che mai il canto