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dere, a condolersi, a spiare, a tener d’occhio, a fare la ronda. I ricchi per dovere di parentela, perchè non si dicesse che l’avevano lasciata morire come un cane, per sorvegliare che non mancassero a tempo giusto i preti, le stole, il viatico e il funerale di prima. I meno ricchi per questo e per molte altre cose si occhieggiavano con diffidenza, e fra loro non avevano nulla da dirsi; s’intrattenevano invece assai volentieri coi preti nelle anticamere e coi dottori nella stanza della moribonda.

Ai preti era toccato di stare in anticamera, perchè la contessa cogli occhi ferocemente aggrottati aveva fatto segno di non volerli vedere.

Da tutti questi segni precursori, i parenti attingevano la consolante certezza che la lettura del testamento non si sarebbe fatta aspettare molti giorni. Era spedita! Allora alzavano gli occhi al cielo come a dire: che disgrazia! e se potevano far in modo che fossero velati di lagrime, meglio ancora!

Al nono giorno capitò alla contessa Eleuteria un secondo colpetto più fiero del primo. Dei cinque sensi a lei non erano rimasti che la vista e l’udito. L’aceto, per quanto fosse dei sette ladri, non le titolava menomamente la membrana olfattoria. Il tatto era completa-