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tico e debole per natura, egli si era lasciato a poco a poco influenzare dall’ambiente avverso. Senza accorgersi, senza volerlo, s’era lasciato invadere da una specie di uggia, che gli dava un tormento indicibile. La prova così limpida, così incontrastabile della innocenza della Ida gli si era offuscata a poco a poco nella mente, dinanzi alla certezza contraria del giudice istruttore, del procuratore del re, della deposizione della levatrice, degli articoli de’ giornali e della voce pubblica, che si scagliavano contro la presunta rea. Gli sarebbe stata necessaria una dose enorme di fermezza e di forza morale per lottare contro tante influenze avverse, ed ei risolse di partire.
Ida lo lasciò andare senza rimpianti. Ella sentiva già di amare passionatamente il fiero Spagnuolo, che nel difenderla e nel crederla innocente spiegava invece una convinzione e una forza d’animo ammirabili.
Fu un bel giorno di agosto, che Ida, uscita a piede libero dal carcere, cedette per la prima