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Il marchese gustò le prime due espressioni, e si trovò leggermente sconcertato dinanzi alla terza. Egli era venuto, come faceva sempre lui, con idee molto conquistatrici; impetuoso come don Giovanni Tenorio, egli si sentiva disposto a confermarle la passione già confessatale nella lettera, e a caderle, se faceva bisogno, ai piedi, ov’ella avesse mostrato di non volerlo ascoltare con fede.

Ma come parlare del tormento del proprio cuore ad una ammalata di emicrania?

Il loro dialogo cominciò a svolgersi per il verso ragionevole. Si parlò del processo, della sicurezza che Gonzalo nutriva di vederlo andar in fumo, delle ipotesi sullo strano mistero ond’era avvolto, di Raimondo, di Vittorio e di molte altre cose.

Ida lo ascoltava con grande interesse e rispondeva con calore alle sue domande. E sotto le parole tecniche e lontane le mille miglia dalla galanteria, essa scorgeva negli occhi di Gonzalo raggiare la luce della sua passione già confessata, e sentiva nella voce di lui il fremito dell’amore già adulto.

A poco a poco, com’era facile, il discorso piegò verso il sentimento. Le guance di Ida si erano rifatte color di rosa, e dimostravano che la emicrania era cessata.