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I lettori non si spaventino, se io, donna, ho voluto cominciare con questo esordio poco femminile.

Non sono io che parlo, è il mio avvocato.

Quella specie di religione, per esempio, colla quale noi consideriamo per inviolabile l’ultima volontà dei defunti, anche quando essa impone condizioni contro natura o gravide di conseguenze funeste, e nè più nè meno che un avanzo di barbarie, una superstizione indegna di gente civile.

E certe procedure barocche, con cui si lascia piena facoltà a certi procuratori della legge balordi o pornografici di agguantare e di metter in stato d’accusa chi loro pare e piace, faranno sorridere sdegnosamente di commiserazione gli uomini del secolo XX. Vi giuro che gli uomini del secolo XX sono una grande risorsa per gli avvocati filantropi del XIX felicemente decrepito.

In tutti i giornali di una città di questa nostra bella Italia, città che è perfettamente inutile di nominare, un giorno di febbraio 187...