Pagina:Emma Ivon - quattro milioni, Sommaruga, Roma, 1883.djvu/148

142 ivon


per guadagnare in un colpo una sommetta di danaro, pur restando sempre in faccia al duca la fanciulla più onesta e più disinteressata, ch’ella voleva darsi a credere. Ella si procurò un certo numero di que’ biglietti di complimento, che contraffanno passabilmente i biglietti da mille, e quando la cameriera le domandò che cosa volesse farne, ella le avrebbe risposto queste precise parole: - Vedrai; se il colpetto riesce, siamo a posto. - Poi andò allo scrittoio e su un biglietto di carta glacée, sormontato da una bella corona di marchese, fece scrivere alla cameriera queste parole:

«Ieri sera la fortuna mi arrise. Vorrei mettere le trentamila lire guadagnate ai vostri piedi. Ditemi a che ora debbo portarvele.»

n biglietto fu firmato con un nome sconosciuto. La lettera arrivò mentre il duca stava nel suo gabinetto. Essa l’aperse, la lesse, sospirò e disse a mezza voce: - Ma! Pur troppo! - E passò il biglietto al duca. La cameriera stava presente. Poco prima, entrando nella stanza colla lettera, essa aveva veduto il duca ai piedi della sua padrona, supplicarla a volergli un po’ di bene. E la rimproverava dolcemente, perchè ella non volesse accettar nulla da lui, che avrebbe voluto darle tutte le sue ricchezze presenti e future. Fin d’allora la signorina