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tafosso, come si direbbe nella città della pànera e della Galleria.

— Naturalmente a lei conviene di lasciar creder questo - ripigliò il procuratore del Re - Ma di lei si raccontano certi aneddoti, che dimostrano tutt’il contrario.

— Oh la mi racconti, la mi racconti - disse sorridendo don Gonzalo - Io sono ghiotto di queste storielle.

— Si dice nientemeno che ella abbia fatto questo trucco al suo signor duca, - rispose il commendator Virginio, accomodandosi nel suo seggiolone come uomo che si dispone a parlare lungamente. - Il fatto io lo tengo da una sua cameriera, la quale non aveva alcun interesse di contarmi una fiaba. Quando il duca cominciò a farle la corte, ella si mostro molto restìa per qualche tempo e non voleva saperne nè di cedere, nè di accettare regali o danaro.

Allora essa viveva quasi poveramente in tre stanzette a terzo piano, e quantunque il duca, che andava spesso a trovarla, la scongiurasse di lasciarsi montare un appartamento degno di lei, essa rifiutava, dicendo di non voler diventare una mantenuta e di averne abbastanza di certi trecento franchi al mese che un suo ex amante pare le mandasse da Parigi. Un giorno, però, ella montò una piccola macchina