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pensieri, delle mie fantasticherie, delle mie notti, delle mie veglie! Eccola la donna fatale, desiderata, imaginata, ideata fin da’ miei sedici anni! È possibile che io ti trovi in questo luogo obbrobrioso? Ah no, tu non puoi essere colpevole. Io sarò il tuo paladino. Prendimi; io sono da questo punto il tuo sostegno, n tuo salvatore, il tuo amante, il tuo schiavo,’ il tuo zimbello. Tu sei la mia dea, la mia, speranza, il mio avvenire.

Come per incanto, le innumereyoli bellezze del corpo e dell’anima di quella prigioniera di cui aveva sentito dir tanto male, gli si spiegarono dinanzi. Quegli occhioni celesti, lagrimosi e sbattuti, che la Ida aveva riabbassati modestamente dinanzi a’ suoi due carbonchi avidi e pieni di simpatia, gli parvero la maraviglia d’ogni maraviglia. Quelle labbra voluttuose ed umide gli sembrava già accogliessero i suoi baci furenti; ma sopratutto lo vinse quella tinta caucasea, alla quale lui spagnuolo sentiva come riscaldarsi il cuore, e che gli dava il presentimento di tutte le estasi più raffinate di cui sia capace una natura tropicale.

Don Gonzalo era fatto così! Era l’antitesi del duca Raimondo Delpardo.